Piante aromatiche

Come ben risaputo, l’uomo ha sempre sfruttato le piante e le erbe che lo circondavano; spesso faceva lunghi spostamenti proprio per ricercare quella specifica pianta che gli interesava.

Lo scopo primario era quello alimentare, poi scoprì come curarsi con i vegetali. Si può dire che fino ai primi anni del ‘900 non esisteva una distinzione di tra piante alimentari e quelle mediche. Si sapeva, attraverso l’esperienza centenaria, che quella determinata pianta aiutava a far passare il mal di pancia, per esempio, mentre quell’altra era invece l’aggiunta che rendeva prelibato l’arrosto. Erano semplicemente piante con un uso differente.

Con lo sviluppo della tecnologia e dell’economia, e anche perché ci si rese conto della pericolosità di alcuni vegetali se usati senza la giusta conoscenza, nei primi anni ’30 del ‘900 fu redatta una legge che distingueva tra i due gruppi di piante aromatiche: quelle medicinali e quelle aromatiche o da profumo. Le piante mediche erano ad uso curativo ed prescrivibili esclusivamente da medici o farmacisti; mentre le aromatiche e da profumo erano piante liberamente utilizzabili da tutti.

Nonostante le tecniche di ricerca scientifica odierne, ... continua


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      prosegui ... , non paragonabili a quelle degli inizi del secolo scorso, abbiano smentito o confermato dei principi di quegli anni, oltre che ad aver preso in esame nuove specie, questa obsoleta divisione è tutt’oggi ancora valida.L’essere assegnata alla lista delle piante aromatiche e da profumo, però, non implica automaticamente che la pianta sia priva di proprietà, ma semplicemente che non comporta rischi per la salute, o comunque che questi sono riscontrabili solamente a dosi molto alte, difficilmente raggiungibili in condizioni normali.

      La terminologia aromatiche e da profumo rende bene l’idea di quali caratteristiche sono dotate queste piante. Aroma e profumo ovvero gusto e odorato, ecco i due sensi principalmente coinvolti quando vengono utilizzate. Rosmarino, salvia, timo e lavanda, sono solo alcune delle più esemplicative piante di questa categoria. Tutti le conoscono per il loro impiego culinario, ad esempio il rosmarino con il pollo arrosto, o la salvia con il burro per insaporire la sogliola o la lavanda per profumare gli armadi. Ma relegarle esclusivamente sul piano gastronomico è riduttivo e ingiusto, sebbene sia innegabile che questo sia il loro regno sovrano.

      Assegniamogli dunque anche un posto d’onore sul piano salutare (non curativo riservato alle piante medicinali), poiché con il loro intervento riescono ad alleviare dei piccoli fastidi quotidiani o, addirittura, ad aiutarci a prevenirli. Il rosmarino si è rivelato un ottimo disinfettante del cavo orale e delle prime vie aeree; la salvia un buon digestivo e sedativo della tosse; la lavanda invece è un sedativo-rilassante e battericida.L’azione benefica di queste piante sul nostro organismo è data principalmente dalla presenza di un loro elemento distintivo: l’olio essenziale, un particolare olio con la caratteristica di essere profumato e gradevole… per noi. Infatti ciò che noi sfruttiamo a nostro vantaggio viene prodotto dalla pianta per difendersi dall’attacco dei suoi nemici naturali, quali gli infetti fitofagi, per i quali risulta un eccellente repellente. È il classico esempio di ciò che per un animale è nocivo, per un altro è benefico. Proprio per questo vengono utilizzati anche come antiparassitari nella lotta biologica

      L’olio essenziale può essere immagazzinato dalla pianta in vari organi, anche se solitamente la concentrazione maggiore si ritrova in uno solo. Anche quale esso sia, foglie, fiori, radice o legno, varia a seconda del Genere e della Specie di pianta, cosi abbiamo che il rosmarino, la salvia e timo prima citati lo conservino nelle foglie, pepe e caffé nei semi, cipolla e aglio nelle radici, canfora e sandalo nel legno, solo per fare alcuni esempi. Cosi come la quantità presente non è sempre la stessa e si tende a raccogliere la pianta quando questa è maggiore, ovvero nel suo tempo balsamico. Questa accortezza è molto importante in quanto l’effetto salutistico è tanto maggiore quanto maggiore è la concentrazione naturale del principio attivo. Per cui sarebbe indispensabile utilizzare il vegetale nel suo periodo balsamico, ovvero il periodo nel quale è appunto massima la concentrazione. Questo varia a seconda dell’organo: poco prima della fioritura per i fiori, poco prima della comparsa dei boccioli floreali per le foglie, durante il riposo vegetativo per le radici e il legno.Le aromatiche mettono in atto tutte le loro potenzialità di attività salutistica quando vengono usate nella loro interezza e non se si usa esclusivamente l’olio essenziale. Infatti quando questo viene usato allo stato puro, per tale scopo è poco consigliato e inoltre i suoi usi sono limitati, come ad esempio per massaggio o aromaterapia.

      È quindi dalla pianta nella sua interezza che possiamo ottenere i migliori benefici. E in questo caso l’erboristeria è l’alchimista sovrana nella loro miscelazione e potenziamento dell’effetto.

      La preparazione ideale per sfruttare le piante aromatiche è l’infuso, ovvero l’immersione in acqua calda, ma anche i macerati e le più elaborate capsule e compresse sono preparazioni che in alcuni casi vengono impiegate.

      Spesso più di una pianta porta con se la medesima applicazione e questa particolarità viene sfruttata dal saggio erborista, che le miscela tra di loro per poter avere un effetto più efficace e mirato, dato che per loro natura questo tipo di pianta non sono particolarmente “potenti”.Le piante aromatiche vengono impiegate non solo in cucina e in erboristeria, ma anche in altri campi come quello liquoristico, cosmetico e decorativo.

      È proprio quest’ultimo ad essere una delle novità di questi anni. Sempre più spesso si possono notare aiuole e parchi pubblici nei quali sono state piantate proprio questo tipo di erbe, ricalcando in una certa misura quello che era l’Horto dei semplici del Medioevo, dove “semplici” indica le proprietà medicamentose di queste piante, derivando dal latino “medicina simplex”. Oltre ad avere un ottimo impatto visivo con il verde delle loro foglie sul quale spiccano vari colori dei fiori, a seconda della pianta, portano anche la diffusione di un delicato e gradevole profumo.

      Proprio la fragranza che emanano viene sfruttata dall’industria per la produzione di colonie e profumi. A volte viene usata l’intero composto, come per la canfora o la lavanda, altre volte invece si deve intervenire con le apparecchiature scientifiche per estrarre determinate frazioni o molecole che interessano l’azienda, come nel caso della salvia o del rosmarino.

      Anche la liquoristica sfrutta l’aroma di questo genere piante intrappolandolo nell’alcool. Infatti la maggior parte delle molecole caratterizzanti vengono ben estratte dai solventi alcolici, come il comune spirito per i liquori. Certamente in questi casi non si può parlare di poteri benefici dato che la quantità di alcol è tale che li sovrasta, per cui i vanti di un “liquore digestivo” o “liquore per la circolazione” sono tutte trovate pubblicitarie, che girano a proprio vantaggio le proprietà effettive della pianta.

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