Altre preparazioni

Se il succo di pianta fresca potrebbe essere eletto, oltre che uno dei migliori preparati erboristici per quanto riguarda l’efficacia, come il rappresentante della totalità del fitocomplesso contenuto in una parte di pianta, la sospensione integrale di pianta fresca è indubbiamente il suo più vicino rivale. Forse spetta proprio a questo tipo di sospensione la palma del degno rappresentante del fitocomplesso.

Mentre nel succo vengono scartate quelle parti fibrose come ad esempio la parte esterna della foglia o dei fiori, che si dice siano inutili, nella sospensione integrale di pianta fresca, come dice il nome stesso, non viene eliminato nulla. Si utilizzano le foglie o i fiori, o la parte interessante della pianta, nella sua interezza.

È il metodo migliore per sfruttare le proprietà delle piante, ma è anche il più costoso, tant’è che viene usato solamente in presenza dei più delicati principi attivi, ... continua


Articoli su : Altre preparazioni


ordina per:  pertinenza   alfabetico   data  
    • Carbone vegetale

      Carbone vegetale Il carbone vegetale è prodotto dal legno con un processo di combustione senza fiamma. Possiede tante proprietà benefiche per l'uomo.
    • Tè nero

      Tè nero La storia del consumo di té ha origini antichissime e si lega alle tradizioni di molti popoli. Le no
    ordina per:  pertinenza   alfabetico   data  
      prosegui ... , che si degradano facilmente anche al solo contatto con l’aria, e che risultano anche poco solubili.

      Per preparare la S.I.P.F., la pianta deve essere trattata con azoto liquido entro le prime ore dalla raccolta. L’azoto liquido ha la capacità di congelare istantaneamente la pianta, in quanto ha una temperatura di -50°C che blocca tutte le attività enzimatiche. Poi si passa alla crio-frantumazione per ottenere una pasta omogenea che verrà trattata con una soluzione alcolica al 30% in peso per far in modo che gli enzimi siano bloccati anche a temperatura ambiente.

      È a questo punto che interviene la parte più costosa: l’ultrapressione molecolare. Un processo brevettato che trasforma il composto in una micro sospensione stabile, la S.I.P.F. per l’appunto.

      Dato il particolare modo di fabbricazione, la sospensione integrale di pianta fresca ha una lunga durata, fino a cinque anni, e viene somministrata durante i pasti con dosi di 5ml diluiti in mezzo bicchiere di acqua.

      Praticamente all’apposto della S.I.P.F. ci sono gli estratti frazionati. Come per gli altri casi, il nome suggerisce quello che avviene. In questo caso, si interviene sulla nostra pianta con dei mirati solventi e la più opportuna delle tecniche estrattive, solitamente la percolazione, per estrarre specificatamente la frazione attive, ovvero solamente la porzione di molecole che hanno dato risultati di efficacia positivi. Qui non si parla assolutamente di fitocomplesso, ma solo di principi attivi. Questa tecnica è quella più usata dalle industrie farmaceutiche, che tendono ad estrarre il principi attivo per poi incorporarlo nella preparazione più congeniale, capsule o compresse. Solitamente il risultato finale dell’estrazione è un estratto secco, più raramente gomme o sostanze oleose.

      La più difficile preparazione da creare è senza dubbio l’emulsione, ovvero il cercare di mischiare una sostanza grassa con una acquosa o viceversa. Ovviamente le due sostanze, data loro natura diametralmente opposta, sono immiscibili tra loro, ma con alcuni accorgimenti su può effettuare una sorta di miscela. Il segreto sta nel cercare di creare delle minute gocciole, per esempio di acqua, talmente piccole in modo tale che vengano circondale dall’olio e che questo impedisca loro di riunirsi e formare una netta separazione tra le due fasi. Questa procedimento è fattibile applicando una forza agitatrice e aggiungendo particolari sostanze per aiutano tale avviluppamento, venendo così a crearsi l’emulsione. Si può anche avere l’emulsione contraria, ovvero le gocciole di olio circondate da quelle di acqua. I due tipi di preparazione prendono il nome di emulsione acqua in olio e olio in acqua. Purtroppo sono preparati non stabili nel tempo, non tanto per la loro efficacia o qualità, ma quanto per la forma, cioè con il tempo, più o meno lungo a seconda della loro preparazione, le due fasi tendono a separarsi nettamente, acqua in basso, olio in alto.

      Fortunatamente sono anche preparazioni che si possono riottenere senza difficoltà con una semplice agitazione del contenitore. Per questo motivo, molti farmaci, che erroneamente chiamiamo sciroppi perché in forma liquida, hanno scritto a chiare lettere “agitare prima dell’uso”: per ricreare l’emulsione.

      Lo scopo principale delle emulsioni è più che altro quello di mascherare eventuali sapori amari o comunque non graditi, ma anche quello di poter somministrare in una unica dose sia un principio lipofilo che uno idrofilo.

      Ma non tutte le emulsioni si bevono, ci sono anche quelle che si spalmano: le creme. Ebbene si le creme non sono altro che delle emulsioni, anche se non si vedono le goccioline, né la divisione tra le due fasi. Questo è possibile per le metodologie e i prodotti impiegati. Per maggiori notizie sulle creme vi rimandiamo all’articolo ad esse dedicato.Un’altra interessante, nonché molto usata, forma farmaceutica è la sospensione che, per la loro natura liquida, sono usate per via orale; anch’essa, come per le emulsioni spesso chiamata con il nome improprio sciroppo perché liquida. La sospensione però può “sposarsi” con lo sciroppo, che ricordiamo essere una soluzione formata da 65,5 parti di zucchero e il restante di acqua; infatti si può incorporata senza particolari problemi una sospensione ad uno sciroppo, la cui dolcezza potrebbe mascherare eventuali gusti amari portati proprio dalle sospensioni.

      La preparazione della sospensione avviene quando delle polveri insolubili nel nostro liquido, essenzialmente acqua, ma si possono sfruttare anche alcol, glicerina e olio, rimangono per l’appunto in forma solida, come una impercettibile sabbia.

      La stabilità nel tempo di questo tipo di formulazione presenta lo stesso inconveniente, ma anche vantaggio, delle emulsioni. Con il tempo, infatti, le particelle solide tendono a sedimentare, cioè a cadere verso il basso e quindi depositarsi sul fondo. Fortunatamente anche per loro, una poderosa agitazione determina nuovamente lo stato di sospensione, però più a lungo il liquido è rimasto inutilizzato più tempo avranno avuto le particelle solide di depositarsi e compattarsi tra di loro. A volte la compattezza è tale che si può agitare quanto si vuole, ma il sedimento rimane tale e non si riesce a recuperare il prodotto, che quindi deve essere buttato.

      Per esempio una delle sospensioni commerciali più famose è “lo sciroppo” malox, impiegato contro i bruciori di stomaco.Già il termine, estratti frazionati, fa intuire il tipo di preparazione che viene effettuata. È infatti l’estrazione di una parte di fitocomplesso della pianta, un procedimento particolarmente delicato e complesso, che è possibile eseguire solamente nei laboratori, per lo più delle industrie farmaceutiche, ma anche nei laboratori scientifici di ricerca.

      Con l’estratto frazionato, però, viene a meno il concetto di fitocomplesso: sia come nome in se in quanto non si potrà più definirlo come tale, sia per la sua azione, che sarà privata della sinergia con gli altri composti del fitocomplesso, che lo rendono cosi particolare e al contempo stesso rendono attraente la fitoterapia.

      Come detto l’impiego di questa tecnica avviene per estrarre la porzione responsabile dell’azione del fitocomplesso, fino a poter ottenere esclusivamente la molecola attiva.

      Il principale strumento per la ottenere un estratto frazionato è la colonna cromatografica. La polvere della droga viene lavorata per ottenere attraverso macerazione o percolazione due o tre estratti generali, a seconda della loro natura. Quello da lavorare viene essiccato e posto in cima ad una colonna di vetro contenente una sostanza solida particolare, quindi viene fatto scorrere per caduta un liquido. L’interazione tra liquido e sostanza di riempimento della colonna con le molecole della nostra frazione, determinata una ulteriore separazione tra queste, recuperabili poi alla fine della colonna attraverso un semplice rubinetto. Si ottengono cosi diversi estratti frazionati, alcuni con proprietà, altri senza. Se poi si vuole ottenere la singola e pura molecola attiva, si deve usare un ulteriore costoso macchinario, chiamato HPLC, high pressare liquid cromatography - cromatografia liquida ad alta pressione. Il risultato finale, la singola molecola attiva, sarà pura al 100% e di una quantità pari a poche gocce.

      La lunghezza e il costo di questa operazione, qui descritta in modo riassuntivo e generico, è tale che le industrie preferiscono produrre in modo del tutto chimico le loro molecole, ma è il metodo imprescindibile per lo studio, e quindi la scoperta, di nuove molecole di derivazione vegetale.