Succhi di pianta fresca

I succhi di pianta fresca sono dei preparati poco conosciuti alla stragrande maggioranza delle persone, alle volte anche da quelle che per l’erboristeria hanno una vera e propria passione.

Sono dei preparati erboristici ottenuti dalla pressione meccanica, quindi ad esempi per mezzo di un tornio o dei mulini, esercitata sulla pianta fresca. Poiché l’operazione effettuata su parti intere potrebbe creare qualche difficoltà, prima di essere passata sotto il tornio la pianta è frammentata, e alle volte viene anche triturata. Questo primo processo avviene solitamente nello stesso contenitore nel quale avverrà poi la spremitura per evitare di perdere frazioni del succo. Infatti basti pensare alle foglie carnose di alcune piante, come ad esempio quella dell’aloe, che trasuda del liquido con una semplice e leggera incisione. Con tra triturazione vanno a secernere grandi quantità di liquidi, ... continua


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      prosegui ... , che andrebbero perse, o che comunque subirebbero diversi travasi, che portano inevitabilmente a perdite di volume, sebbene queste possano essere contenute.

      L’inizio della lavorazione della pianta deve avvenire il prima possibile, entro le tre ore dal taglio delle piante. Questo perché bisogna limitare al massimo qualsiasi alterazione dei principi contenuti nella pianta. Tra le prime alterazioni a comparire sono quelle di ossidazione, ad opera dell’aria e del calore dell’ambiente. Per cercare di rallentare questi processi, si tende a trasportare le piante per mezzo di contenitori refrigerati. Ovviamente la temperatura non deve essere tanto bassa da congelare, altrimenti non si potrà più produrre il prodotto voluto, ovvero il succo di pianta fresca.

      I migliori prodotti industriali sono oggi quelli che vengono confezionati con l’atmosfera sotto vuoto. Questa tecnica permette una più lunga durata del succo, che cosi non viene alterato dall’aria. Infatti con il sotto vuoto viene eliminata anche quella piccola parte di aria che viene intrappolata tra succo e tappo della bottiglietta, o tra succo e beccuccio nel caso dei brick. Inoltre l’assenza dell’ossigeno fa si che non vi sia possibilità di vita microbica, permettendo ai fabbricanti di non aggiungere al succo dei conservanti e/o additivi.Sebbene sia poco noto, il succo di pianta fresca rappresenta se non il primo, senza dubbio uno dei migliori estratti erboristici. Essendo costituito totalmente dal liquido e dai contenuti presenti nelle cellule dei tessuti vegetali, rappresenta per intero la complessità della composizione della pianta che ha attività. Anche se ad avere il potere d’azione vero e proprio sono solo una o due molecole, tutto l’altro che produce la pianta non è semplicemente di contorno, ma in effetti è un aiuto, coadiuva, anche se non sappiamo come, le molecole attive. Questa è la base secondo cui il fitocomplesso, ovvero la totalità delle componenti della pianta, hanno un’azione più incisiva rispetto alla singola molecole. Ed ecco spiegato perché il succo di pianta fresca rappresenta il prodotto d’elite per l’erboristeria. La loro azione è molto energica e forte.

      Probabilmente è secondo solo alla sospensione integrale di pianta fresca, dove tutta la parte della pianta e micronizzata e poi immersa in una soluzione. Però qui ci sono due linee di pensiero. Chi dice che il succo è migliore perché vengono eliminate le parti fibrose e più pesanti da digerire, e dall’altra invece c’è chi dice che se il fitocomplesso deve essere considerato nella sua totalità, per cui nel caso delle foglie queste devono essere assunte in toto, con la sospensione integrale di pianta.

      È indubbio quindi che il succo di pianta fresca sia migliore anche delle tinture, dove si utilizza l’alcool come solvente per estrarre i principi attivi. Nelle tinture, infatti, mancano tutte le frazione idrofile, ovvero che si sciolgono nell’acqua e non nell’alcool, per cui risultano essere delle soluzioni “non complete” dal punto di vista del fitocomplesso.Essendo una preparazione liquida, il succo di pianta fresca verrà assunto per os, come dicono i medici, ovvero per bocca. È un preparato già pronto, cioè che si può assumere cosi come viene preparato, utilizzando il cucchiaino da the o il cucchiaio come unità di misura. Infatti si consiglia di assumerne due cucchiai grandi o tre/quattro cucchiaini ma più volte al giorno, dalle due alle tre.

      Però se il sapore non convince, dato che non vengono aggiunti prodotti extra nemmeno per migliorarne il gusto o il cambiare colore, allora si possono diluire in un bicchiere d’acqua in modo da mascherarne il gusto.

      Una volta che la boccetta è aperta deve essere consumata nel giro di pochi giorni, due o tre al massimo, meglio se entro il giorno stesso dell’apertura della confezione. In caso di rimanenza è essenziale che venga riposto in frigorifero dato che è altamente deperibile. Ideale è quindi l’acquisto di confezioni di piccole dimensioni, magari in multipack, in modo da avere una scorta.

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