Carciofo

Il Carciofo è una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteraceae, o Compositae (nome conservandum), il cui nome scientifico è Cynara cardunculus L. ssp. scolymus (L.) Hegi.

Viene chiamato anche Carduccio, Carcioffolo, Articiocco e Scarcioffolo.

I fusto è robusto, eretto, generalmente semplice e può raggiungere un’altezza di 1,5 m.

Le foglie sono lunghe fino a 1 m, profondamente incise o pennatosette con spine violette o nulle.

Il capolino è terminale, grosso, piriforme con squame carnose ovali e generalmente spinose. I fiori che lo compongono sono azzurri o violacei.

I frutti sono degli acheni ellissoidali o prismatici con pappo a peli allungati.

Le parti utilizzate sono le foglie, le parti aeree e il tronco

Esistono diverse varietà di carciofo che vengono classificate in base a diversi criteri. Per esempio se esistono o meno le spine si parla di varietà spinose o inermi, ... continua


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      prosegui ... , dove le prime hanno capolini terminanti con spine più o meno robuste, le varietà inermi hanno brattee mutiche o mucronate. In base al colore si distinguono varietà violette o verdi. A seconda del periodo di coltura si distinguono varietà autunnali e varietà primaverili. Le prime sono adatte alla forzatura in quanto possono produrre capolini nel periodo autunnale e nel primo periodo primaverile. Le varietà primaverili non si prestano alla forzatura in quanto producono capolini solo nel periodo primaverile.

      sono conosciuti il catanese, lo spinoso sardo e il violetto di Provenza, fra i tipi autunnali forzati, e il romanesco e il violetto di Toscana fra quelli primaverili non forzati. Lo Spinoso sardo, una delle varietà più apprezzate nel mercato locale ha subito un drastico ridimensionamento dagli anni '90 a causa della ridotta pezzatura media dei capolini e della minore precocità di produzione rispetto ad altre coltivazioni più precoci.La pianta cresce spontanea nel bacino del Mediterraneo, nelle Canarie, nel Medio Oriente e in Sudamerica.

      Esige terreni leggeri privi di ristagni idrici in quanto è sensibile ai marciumi radicali. La semina viene effettuata a fine inverno e le piantine vengono trapiantate in primavera. La pianta si può riprodurre anche per via vegetativa sfruttando la sua naturale inclinazione ad emettere nuove piante dal rizoma.

      Il carciofo, nelle zone del Mediterraneo, viene coltivato con la tecnica della forzatura in modo da anticipare la produzione dei capolini. Questa tecnica consiste nel prelevare le gemme dai rizomi di una coltura precedente, farle germogliare e metterle a dimora a fine giugno irrigando di frequente e abbondantemente. Questa pratica però porta ad un indebolimento della carciofaia e a dover ripreparare l’impianto ogni tre anni circa.

      Il nome Cynara deriva dall’abitudine di concimare questa pianta con la cenere, mentre scolymus deriva dal nome greco del cardo che significa spina.

      Le sue proprietà epatoprotettive sono note da secoli, apprezzato dai greci e dai romani. Nel “De Materia Medica” del Dioscoride si legge il consiglio di applicare le radici schiacciate sulle ascelle o sulle altre parti del corpo per addolcire gli odori sgradevoli.

      Nel medioevo, alle giovani ragazze era proibito mangiare carciofi poiché a questi veniva attribuito un potere, sbagliato, afrodisiaco.

      Ortaggio pregiato nei secoli XIII e XIV, risulta essere il piatto preferito di Caterina de’ Medici, che lo offriva ai suoi commensali. Si narra che corse anche il rischio di morire per averne mangiati troppi durante un banchetto di nozze.

      Nel ‘600 già conoscevano e utilizzavano la sua azione nelle disfunzioni epatiche.Le foglie si raccolgono da marzo a maggio, quando sono in pieno sviluppo e prima dell’emissione dello scapo fiorale. Vengono fatte essiccare al sole e riposte in sacchetti di tela o carta e conservati in luogo asciutto.

      Acidi caffeilchinici: acidi monocaffeilchinici (acido clorogenico, criptoclorogenico, neoclorogenico) e acidi dicaffeilchinici (cinarina). Eterosidi flavonoidici. Lattoni sesquiterpenici.

      I principali costituenti delle foglie di Carciofo sono rappresentati da un gruppo di composti noti collettivamente col nome di frazione O-difenolica e corrispondenti ad esteri degli acidi caffeico e chinico: gli isomeri dell’acido monocaffeilchinico (acido 1-caffeilchinico, acido 3-caffeilchinico o acido clorogenico, acido 4-caffeilchinico o criptoclorogenico e 5-caffeilchinico o neoclorogenico) e gli acidi dicaffeilchinici (1,3-dicaffeilchinico, 1,5-dicaffeilchinico o cinarina, e 3,5-dicaffeilchinico).

      Sono inoltre presenti dei lattoni sesquiterpenici di sapore amaro, principalmente cinaropicrina (deidrocinaropicrina, groseimina, cinarotriolo); acidi organici (acido glicolico, acido glicerico, acido malico, acido lattico, acido idrossimetilacrilico); eterosidi flavonoidici: scolimoside (luteololo 7-ramnoglucoside), cinaroside (luteololo 7-glucoside), cinaratrioside (luteololo 7-ramnoglucoside 4’glucoside).

      Altri componenti delle foglie sono: apigenina, luteolina, scopoletina, esperitina, esperidoside, esculetin-6-O-β-glucoside, mucillagini, pectine, tannini, etc.Il carciofo ha attività epatoprotettrice, colagoga e coleretica, ipocolesterolemizzante, ipoglicemizzante e diuretica.

      Considerate la sua attività, il suo impiego clinico risulta essere applicato nella lieve insufficienza epatica, disordini epatobiliari e ipercolesterolemie.

      Metabolismo del colesterolo

      L’estratto acquoso di foglie di Cynara scolymus determina una inibizione del 20% dell’attività dell’idrossimetilglutaril-CoA reduttasi (HMG-CoA reduttasi), l’enzima limitante la sintesi del colesterolo a livello epatico. A concentrazioni alte, il blocco della sintesi del colesterolo è decisamente più marcato. L’aggiunta di malonilCoA al sistema cellulare ripristina la sintesi di colesterolo, dimostrando che l’HMG-CoA reduttasi è l’unico enzima inibito dalla Cynara scolymus.

      Un lavoro di studio riporta una notevole diminuzione dei livelli lipidici ottenuta con succo di carciofo. Dopo 6 settimane di trattamento i livelli di colesterolo totale sono scesi; dopo 12 settimane si è avuto un forte abbassamento dei trigliceridi, specialmente quando i valori iniziali erano molto elevati. Questo dimostra la validità dell’uso del prodotto nel trattamento dell’iperlipemia.

      Lo screening di diversi costituenti ha dimostrato che il cinaroside e, in particolare, il suo aglicone luteolina, sono responsabili dell’inibizione, mentre l’acido clorogenico è molto meno efficace, mentre l’acido caffeico, la cinarina ed altri acidi dicaffeoilchinici risultano inefficaci.

      La Cynara scolymus è in grado di inibire la sintesi del colesterolo con un meccanismo simile a quello di specialità medicinali, quali la sinvastatina, la pravastatina ed altri composti appartenenti alla famiglia delle “statine” e, analogamente a quanto avviene per queste sostanze, è ipotizzabile che l’azione ipocolesterolemizzante della Cynara scolymus possa essere potenziata dalla contemporanea somministrazione di farmaci o fitocomplessi in grado di sequestrare a livello intestinale gli acidi biliari.

      Coleretico-colagogo. Ai preparati di Carciofo è attribuita un’azione colagoga pura; tale azione evita i pericoli inerenti a eventuali stati spastici conseguenti a fatti colangitici; essa si manifesterebbe infatti soltanto in senso fisiologico stimolando la funzione cellulare e la secrezione epatica. Il Carciofo ed altri coleretici vegetali stimolano anzitutto il fegato ad un aumento di secrezione, senza che la composizione della bile presenti differenze notevoli ed essenziali di fronte ai valori iniziali”. L’acido clorogenico è descritto come un agente colagogo e come responsabile dell’attività coleretica di altri fitocomplessi. E’ probabile, quindi, che anche nel caso del Carciofo il principio attivo sia rappresentato da questo componente.

      epatoprotettore

      L’attività epatoprotettiva del Carciofo è stata descritta fin dagli anni ‘60. Più recentemente, la Cynara scolymus ha dimostrato una significativa attività nei confronti della tossicità epatica da tetracloruro di carbonio (CCl4). Lo screening dei diversi componenti della Cynara scolymus sembra indicare nella cinarina il composto responsabile dell’attività protettiva, ma è noto che anche gli acidi caffeilchinici, presenti in misura significativa nel Carciofo, hanno una potente attività nei confronti di agenti epatotossici.

      Attività ipoglicemizzante

      L’acido clorogenico e derivati sintetici dell’acido clorogenico hanno dimostrato di inibire la glucosio-6-fosfato translocasi; questo enzima è responsabile della formazione del glucosio endogeno. Inoltre, l’acido clorogenico è un inibitore selettivo dell’idrolisi del glucosio-6-fosfato.

      L’inibizione dei due enzimi, riducendo la formazione di glucosio endogeno e l’utilizzazione epatica del glucosio, potrebbero risultare utili nel soggetto diabetico ed obeso, ed il fitocomplesso di Cynara scolymus potrebbe essere utilizzato nel controllo del diabete non-insulino dipendente e nei programmi di riduzione del peso corporeo.

      L’effetto terapeutico potrebbe anche essere amplificato dall’azione inibente esercitata dall’acido clorogenico sul trasporto di glucosio attraverso la mucosa intestinale: la Cynara scolymus potrebbe, quindi, ridurre la quantità di glucidi assorbiti dal tratto gastrointestinale.

      Attività diuretica

      L’azione sulla diuresi che si manifesta dopo la somministrazione di preparati di Carciofo, è stata notata clinicamente sia per somministrazione parenterale sia enterale dei preparati e lo studio farmacologico ha dato conferma sperimentale.

      Metabolismo dell’urea

      Gli azotemici trattati con preparati di Carciofo, somministrati per via intramuscolare o endovenosa reagiscono costantemente secondo il seguente schema: aumento dell’azotemia in primo tempo, sopra i valori iniziali senza però che tale aumento comporti un aggravamento del malato, il quale accusa un miglioramento generale ed un particolare senso di euforia che si pone in relazione con una reazione di scarico conseguente alla ritenzione tissutale.

      Secondariamente il tasso dell’azotemia si abbassa mentre, nello stesso tempo, si osserva una maggior eliminazione azoturica dovuta all’aumentata diuresi e alla concentrazione urinaria. Ne risulta un ritorno alla norma dei valori azotemici o una loro considerevole diminuzione.

      Il prodotto più venduto e consigliato, sia per efficacia che per praticità sono gli opercoli di concentrato totale. Gli opercoli più indicati sono quelli da 234 mg aventi il 3.0% in acidi caffeilchinici calcolati come acido clorogenico (metodo di determinazione: Farmacopea Italiana), che sono corrispondenti a 7 mg di principi attivi; 4 opercoli al dì.

      La polvere di carciofo entra a far parte anche di capsule e compresse epatoprotettive, contenenti più piante ad medesima azione.

      Per i suoi effetti stimolanti la produzione di bile e la contrazione della cistifellea e delle vie biliari, il Carciofo dovrebbe essere utilizzato con molta cautela nei soggetti con calcolosi biliare.

      Non sono noti dalla letteratura effetti collaterali, controindicazioni o altre particolari precauzioni d’uso alle dosi raccomandate.

      Non sono conosciute, inoltre, interazioni con i farmaci.

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