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Curarsi con le piante, o quanto meno aiutare il proprio organismo ad essere più forte e vitale in maniera naturale, è possibile se si estraggono tutte le sostanze e le proprietà benefiche presenti nelle erbe officinali. Esistono diversi modo per compiere questa operazione, tra cui l’estrazione alcolica che è una delle tecniche più utilizzate. L’estrazione alcolica è un procedimento complicato e specializzato che deve essere compiuto da esperti del settore il fine è quello di estrapolare dagli estratti vegetali tutti i principi attivi e le sostanze benefiche di cui sono forniti. Esistono diversi tipi di estrazioni oltre a quella alcolica, ad esempio, l’estrazione acquosa. L’estrazione acquosa è, per intenderci, la classica tisana. L’estratto vegetale utilizzato è denominato in gergo “droga”. Questo tipo di estrazione consiste nell’utilizzo dell’acqua come solvente in cui immergere la droga. L’estrazione acquosa può avvenire per macerazione, decozione e infusione. La macerazione consiste nel far macerare la droga in acqua per un tempo che va dai pochi minuti alle ore. Dopodiché si consuma dopo aver filtrato la bevanda. La decozione consiste nel versare la droga in un recipiente e portarlo a ebollizione, mentre l’infusione avviene quando la droga si versa in un pentolino già in ebollizione e si lascia il tutto a fiamma bassa per qualche minuto. Questi tre procedimenti mirano all’estrazione dei principi attivi dalle piante officinali utilizzando l’acqua come solvente.
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Nell’estrazione alcolica, invece, il solvente utilizzato per estrapolare i principi attivi dalle erbe officinali è l’alcol. Questo tipo di operazione è molto più complessa rispetto a quella acquosa in quanto vi sono molti più fattori da tenere in considerazione. La percentuale di droga e quella di solvente deve non può essere stabilita personalmente ma bisogna riferirsi a dei precisi standard fissati da organismi predisposti a questo compito come la Farmacopea. Oltre alle giuste proporzioni tra droga e solvente, anche il tempo di contatto è stabilito dall’organo appena citato. Il composto ottenuto è detto tintura. Facendo un esempio pratico, per ottenere 1000 g di tintura occorre utilizzare precisamente 200 g di droga, secca ovviamente, e 800 g di solvente. La droga deve essiccare bene altrimenti la presenza di acqua potrebbe compromettere la buona riuscita del processo. Con questo procedimento si possono ottenere diversi composti come la tintura madre, i gemmoderivati e i nebulizzati
Il processo di estrazione è alquanto complesso, ma delle versioni semplificate possono essere eseguite anche in casa, come quelle che utilizzano l’acqua come solvente. La differenza fondamentale dei due tipi di estrazione non sta soltanto nel tipo di solvente impiegato, in quello acquoso l’acqua e in quello alcolico l’alcol etilico. Nell’estrazione alcolica intervengono troppe componenti che non è possibile controllare, tra queste vi è, ad esempio, la temperatura che deve essere mantenuta costanze in quanto un innalzamento o un abbassamento potrebbe compromettere il risultato finale. In questo caso è facile comprendere che senza i macchinari adeguati e la competenza necessario non è possibile, in maniera casalinga, estrarre i principi attivi dalle piante officinali utilizzando questo metodo. Il metodo alcolico, inoltre, riesce ad estrapolare più sostanze benefiche, ma allo stesso tempo genera un composto più aggressivo rispetto al classico metodo di macerazione in acqua. Se si è particolarmente sensibili è consigliabile preferire i composti derivanti da estrazione acquosa. Uno svantaggio di questo procedimento consiste nella perdita di molte sostanze benefiche come quelle volatili. Gli estratti alcolici servono alla produzione di creme, pomate, compresse, capsule e sciroppi, insomma tutta una serie di prodotti curativi in diverse forme.
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