Infusi

L’infuso è la preparazione erboristica più utilizzata e conosciuta, fin dai tempi più remoti, infatti non è altro che l’immersione di una o più parti di piante in un recipiente contenente dell’acqua calda, per una durata variabile dai due minuti al massimo di quindici.

Fondamentale per la preparazione di una tisana a regola d’arte, ovvero che poi abbia effetto è la triturazione della parte della pianta, ma soprattutto la temperatura dell’acqua.

Con questa preparazione, infatti, si vogliono estrarre anche i principi attivi tremolabili e dobbiamo evitare che questi degradino con le alte temperatura dell’acqua. Ovviamente non è necessario stare li a misurare la temperatura dell’acqua con il termometro, basta che dopo che è stata portata ad ebollizione, la si lasci freddare un paio di minuti, qualcuno in più se siamo in estate.

Un altro motivo per cui è sconsigliato l’utilizzo diretto dell’acqua bollente è per il fatto che per la maggior parte le tisane sono composte da parti delicati della pianta come ad esempio fiori, ... continua


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      Abbiamo detto che è importante anche il tipo di triturazione della nostra pianta. Bisogna trovare una adeguata grandezza di taglio per far in modo che ci sia un maggiore omogeneità di dispersione e una maggior superficie di contatto con l’acqua. Il primo motivo è il più importante perché bisogna evitare che le varie parte sminuzzate si stratifichino quando messe nell’acqua. Quindi diminuendo le dimensioni con il taglio, tendono ad avere lo stesso galleggiamento e una uniformità di concentrazione di principi attivi. Se poi, invece di essere cosi precisi, si utilizzano tagli di differenti dimensioni e dopo l’infusione si mescola l’infuso con un cucchiaio, si ottiene la stesso effetto.L’infusione della nostra miscela nell’acqua avviene in diverse modalità, più o meno comode. Ovviamente la più facile è quella di comperare il prodotto già pronto all’uso, imbustinato e pesato per una singola porzione, come avviene con il the. In questo caso riduciamo notevolmente i tempi di preparazione.

      Ma se invece si preferiscono le miscele estemporanee, dove si possono scegliere personalmente le piante e le quantità, avremmo bisogno un infusore o/e di un colino. Si possono versare le miscele sciolte, ma dopo dovremmo colare l’infuso per eliminare le parti solide. Oppure mettere la miscela all’interno di un infusore chiuso, che funga da bustina; in tal maniera basterà poi semplicemente allontanarlo. In entrambi i casi, però, si potrà ottenere un liquido più opaco rispetto a quello preparato con le confezioni già pronte poiché solitamente il taglio della droga e le maglie dell’infusore non saranno adatti l’uno alle altre, ed è possibile che passino nella soluzione parti polverizzate, perché la miscela utilizzata non è stata raffinata, o anche pezzetti di droga.

      In mancanza di questi accessori si può benissimo compensare con l’utilizzo o di una garza o di un batuffolo di cotone.Sicuramente le preparazioni già pronte sono più comode, ma bisogna anche fare attenzione a quale scegliere; in modo particolare sarebbe opportuno evitare di comperare quelle sotto forma di polvere. Infatti la povere è la triturazione massima che non permette l’identificazione della specie di pianta utilizzata con il solo esame al microscopio. Certamente la maggior parte dei consumatori non è in grado eseguire questa operazione di riconoscimento botanico, ma gli addetti sanitari addetti al controllo dovrebbe essere in grado di effettuarlo senza particolari intoppi, sempre che, come detto, non sia sotto forma di polvere. In questo caso le operazioni da effettuarsi sono più difficili e lunghe, e la probabilità di incappare in degli errori è maggiore. Ma quale è il rischio per l’acquirente e consumatore? È quello di ritrovarsi una tisana di diversa composizione rispetto a quella che credevamo di aver comperato, ovvero senza effetto o con qualche altro aggiuntivo da noi non richiesto; quello di poter essere presenti tracce di insetti, intrappolati nella raccolta delle piante, ma non successivamente eliminati; presenza di piante proibite in Italia, ma magari legali nel paese di produzione della miscela.

      Sofisticazioni, adulterazioni ed distrazioni di produzione tutte più facilmente eliminabili quando la miscela si presenta triturata e non polverizzata.

      Abbiamo detto che la tisana è una preparazione estemporanea, che va preparata pochi minuti prima del suo consumo ( a differenza della miscela che può essere durare anche per alcune settimane, se debitamente seccata e conservata). Ma non c’è un preciso momento della giornata in cui assumerla: può essere presa a colazione, poco prima di pranzo, alla sera o prima di andare a dormire. Tutto dipende dal tipo di tisana siamo intenzionati a bere e dall’effetto che questa avrà su di noi.L’infuso di the, che prendiamo come esempio perché è la tisana più conosciuta, andrà bene a colazione e nel pomeriggio perché dà energia, stimola l’organismo, a causa della caffeina in essa contenuta (la teina come sostanza non esiste. È il nome che a volte si usa per indicare espressamente la caffeina presente nelle foglie della pianta del the). Al contrario, sarà ovviamente sconsigliata prima di coricarsi; può essere addiritura sconsigliata anche prenderla alla sera se si è particolarmente sensibili alla caffeina.

      Decisamente più indicato prima di coricarsi è un caldo e fumante infuso di camomilla, ma non prima di iniziare la giornata dato che tende a rilassare... Cosi come un infuso di ortica, altamente diuretico, non è il massimo assumerlo prima di dormire, o passeremmo la maggior parte della nottata in bagno a svuotare la vescica piuttosto che a letto a dormire…