Colchico - Colchicum autumnale

Caratteristiche della pianta

Il Colchicum autumnale L. deve il suo nome al luogo dove in origine era abbondante, Colcos, ovvero la Colchide, regione nella quale l’Argonauta Giasone rubò il vello d’oro.

Sebbene sia una pianta altamente tossica e velenosa, i suoi componenti fitochimici sono utilizzabili per il trattamento dell’artrite; date l’interazioni fisiologiche con il corpo umano questa pianta è classificata come pianta medicinale, che può essere prescritta solo da medici e farmacisti, che però si astengono dal farlo per la sua pericolosità.

In inglese viene chiamata meadow saffron, con chiaro riferimento alla sua somiglianza con il “saffron” ovvero lo zafferano. In francese è il Colchique d’automne, in tedesco l’herbst zeitlose, infine in spagnolo è il colchico autumnal.

Comunemente in italiano è conosciuto come crocco bastardo, anche questo nome è in relazione alla sua somiglianza con lo zafferano (Crocco), ermodattilo, cotlet borzott, ammazzacane, purassa e freddolino.

È una pianta erbacea e perenne della Famiglia delle Liliacea. Piuttosto vivace, raggiunge i 30 centimetri di altezza. Presenta un bulbo conico o piriforme, tonacato, con un color rosso nerastro. Le foglie sono erette, oblunghe- lanceolate tipiche delle liliacee, acute lisce e inguainate alla base del bulbo. Le nervature sono parallele e quella centrale è in rilievo.

I fiori sono radicali di colore viola tendente al rosa; presentano un piccolo peduncolo e un perianzio tubuloso, lungo ma in alto si apre con una ripartizione in 6 lobi leggermente sovrapposti (embricati).

I tre carpelli del fiore originano poi un frutto triloculare: una capsula ovoidale che contiene semi globosi e zigrinato.

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Coltivazione e origine

Originario dell’Asia occidentale, più precisamente della Georgia, che una volta era chiamata Colchide. Oggi è diffuso in tutta la zona temperata dell’Europa dell’Asia. L’eventuale presenza in altre zone temperate del globo è dovuta alla sua importazione e successiva acclimatazione.

Predilige terreni erbosi e umidi, quindi prato e pascoli sono ideali per la sua crescita. Di adatta bene anche all’altitudine, sempre che non vi sia una temperatura troppo bassa, che ne bloccherebbe lo sviluppo.

Richiede luce, terriccio a prevalenza sabbioso e non disdegna gli arricchimenti con letame maturo

Il metodo migliore per la sua propagazione è quella attraverso i bulbi, che fanno piantati tra luglio e agosto, ricordando l’importanza del terreno umido. La propagazione può avvenire anche per seme, sebbene questo metodo sia delicato e le piante abbisogna dai quattro ai cinque anni per iniziare la fioritura.

Parti utilizzate

Le parti utilizzate sono i bulbi, raccolti ad agosto, e i semi che invece vengono raccolti a maturità.

tecniche di raccolta

Per la raccolta dei bulbi si deve aspettare che le foglie siano cadute, ma che la pianta non sia già in fiore. La superficialità del bulbo permetta una sua facile raccolta tramite piccole zappe o vanghe, ma con un aratro poco incisivo si portano alla luce più bulbi in sola volta , diminuendo cosi fatica e tempi.

I semi invece vengono raccolti con tutto il frutto dal quale vengono separati solamente quando questi arrivano sul luogo adibito alla loro lavorazione, in modo tale che non ne vadano persi durante l’estrazione.


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Proprietà e uso nella storia

Il colchico è conosciuto fin dagli antichi greci, che conoscevano le sue proprietà antiartritiche ma anche la sua velenosità e per questo usato con molta cautela.

Nel Medioevo divento la pianta principale per la cura dell’artrite e dei reumatismi entrando a far parte di una diffusa pozione dal nome “pillulae artheticae”, che prevedeva l’infusione di euforbia, sedano, mirabolano herbuli (una specie di prugna), resina di lentisco e “hermodattilo”, il colchico, per l’appunto. Una pozione che se anche curava ciò che prometteva, non era raro che portasse a gravi intossicazioni, e in alcuni casi anche alla morte, per la presenza di due piante velenose, come l’euforbia e il colchico.

Nel 1600, il vino di colchico e la sua tintura erano usate per eliminare i vermi dall’organismo, anche se vi erano degli effetti collaterali come la formazione di pustole. Un altro impiego dell’epoca era quello contro la gotta, dovuta a consumo troppo elevato di carne, che dava accumulo di proteine.

descrizione dei principi attivi

I responsabili della sua tossicità, ma anche attività, sono gli alcaloidi che risiedono in tutte le parti della pianta. Principalmente è la colchicina, alcaloide amarissimo e molto tossico, ma anche la democolchicina e la colchicoside ad avere attività.

Sono stati isolati anche altri componenti comuni nel mondo vegetale, come fitosteroli, zuccheri, acido salicilico (principio base dell’aspirina e per il quale si spiegano molti degli effetti del colchico), e una serie di acidi organici come il gallico, il caffeico e il malico.


Colchico: Benefici e avvertenze

Antiartrite - antigottoso

Usato a piccolissime dosi e per via orale, questa pianta esplica un effetto antiartritico non indifferente. Per questa azione è stato usato con successo anche contro la gotta, una malattia del metabolismo caratterizzata da attacchi ricorrenti di artrite infiammatoria acuta con dolore, arrossamento e gonfiore delle articolazioni.

Vermifugo

La colchicina non è velenosa solo per l’uomo ma anche per i vermi che possono infestarlo, per tale motivo può essere considerata una pianta vermifuga, che in mani di un medico esperto può dare il suo contributo. Infatti le dosi per eliminare i vermi sono sopportabili dall’organismo senza particolari controindicazioni; però esistono altre piante con gli stessi effetti ma senza i medesimi effetti collaterali…

Antimitotico

Questo particolare alcaloide agisce anche a livello cellulare impedendo la divisione mitotica delle cellule. Per questa peculiare attività antimitotica, la colchicina estratta da questa pianta è una delle molecole più usata proprio per bloccare la mitosi cellulare nei laboratori di ricerca. È stata anche sperimentata in alcuni casi di neoplasie cutanee come nei conditomi acuminati.

Prodotti in commercio

Le forme e le dosi di utilizzo sono quelle di estratto idroalcoolico o estratto fluido, tintura e polvere che viene usata per la fabbricazione di pillole. Usata soprattutto nel passato è il “vino”, che altro non è che una macerazione in vino, che da luogo ad una estrazione alcolica.

Controindicazioni

Gli alcaloidi possono dare tutta una serie di interazioni con varie classi di farmaci, quindi solamente una approfondita conoscenza della situazione del paziente, nonché sapiente uso della pianta, dovrebbero portare il medico alla sua prescrizione.

Avvertenze

La pianta è velenosa, in alcuni casi mortale, e quindi se ne sconsiglia l’uso.

Un avvelenamento da colchico può rimanere latente fino a dieci giorni e avere inizio con sintomi tendenzialmente trascurati, come nausea, dolori addominale, vomito e diarrea. Con l’aggravarsi della situazione compaiono alterazioni della coagulazione, diarree emorragiche, aplasia midollare e sindromi emorragiche fatali.

I meno esperti potrebbero confondere i fiori con quelli dello zafferano o la pianta con quella della cipolla.


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