Ricino

Caratteristiche della pianta

Il ricino è una pianta che al pronunciare del suo nome fa tornare alla mente ricordi poco felici del periodo fascista, quando la sua capacità lassativa era usata contro gli oppositori del regime, facendogli ingoiare litri di olio di ricino. Sebbene queste metodologie siano completamente da condannare, non altrettanto deplorevole è l’uso del ricino come purgante. Usato con le dovute dosi risolve problemi di stitichezza anche piuttosto difficili.

Uno dei nomi più conosciuti del ricino è quello inglese: castor oil. Ciclicamente viene alla ribalta la mala informazione che chiede di mettere al bando i prodotti contenenti il casto oil, in quanto olio ottenuto dalle ghiandole del castoro. Niente di più falso, si tratta semplicemente di olio di ricino, sia che sia usato come purgante, che come lubrificante industriale o per auto, sia che sia contenuto in cosmetici!

Altri nomi con cui viene appellato sono catapuzia, cici, fagiuolo romano o turchesco, cacapuzza, mano aperta palma christi,erba lattaia, fava d’India, fico d’inferno, carovana o cagamèngia.

Il suo nome botanico è Ricinus communis L. e fa parte della Famiglia delle Euforbiacee. Nei luoghi d’origine, in Africa, risulta essere perenne e a crescita arborea, fino ai 5 metri di altezza. In Italia, invece, nonostante si sia acclimatato con successo, presenta due tipi di crescita. Uno lo si può osservare nel meridione, più caldo, ed è molto simile a quello del paese di origine, mentre al nord, con temperatura più fredde che teme in modo particolare, si osserva una crescita di tipo annua ed erbacea.

Le foglie alterne sono palmato lobate divise in 7-9 lobi, con un lungo picciolo e un margine dentato. Caratteristiche sono le nervature rosse in risalto su di una lamine verde scuro. Di questo colore sono anche i piccioli e buona parte dei rami.

I fiori sono raccolti in grappoli terminali. Nel basso stanno i fiori maschili, con un calice incurvato di colore giallo. In alto invece ci sono quelli femminili, il cui colore è invece rossiccio.

Il frutto è una capsula triloculare, con numerosi peli dall’apice acuto che contengono ognuno 3 semi.

I semi sono piccoli e ovoidali con una colorazione che ricorda quella del marmo, bruno con macchie e strisce grigiastre.

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Coltivazione e origine

L’origine del ricino è certamente africana, ma non si sa precisamente di dove, anche se si suppone che sia originario dell’Etiopia.

La coltivazione del ricino ha un doppio aspetto, in quanto è una pianta che si adatta facilmente e quindi è facile da trovare allo stato spontaneo soprattutto nelle regioni calde, che richiamano il suo habitat originario, ma se si vuole avere una produzione redditizia, allora risulterà una pianta esigente.

Il terreno di crescita non è molto importante, dato che come abbiamo detto è di facile adattamento, ma se lo mettiamo a vegetare su un substrato a miscela limoso-sabbiosa, con un buon drenaggio e una discreta quantità di sostanza organica, che apporti grandi quantitativi di azoto e potassio, che possono essere somministrati in concimazione, allora otterremo risultati eccellenti.

Anche se resistente alla siccità, una buona annaffiatura aiuterà a produrre maggiori quantitativi di olio, ma deve esserci anche un buon drenaggio, in quanto l’umidità eccessiva del terreno non è indicata.

Non deve stupire se alle volte si trovano queste piante anche a ridosso di acque salmastre, poiché il ricino dimostra una buona tolleranza anche alla salinità.

Parti utilizzate

Il famigerato olio è la droga del ricino. Si ricava per spremitura dai semi. La spremitura può avvenire in due maniere. Una a freddo, con temperature che non superino i 50 °C, dà un prodotto purgativo e tossico solo ad alte dosi. Una a caldo, senza alcuna precauzione, che estrae anche le sostanze velenose, produce un ottimo olio lubrificante, il castor oil, usato nella lubrificazione dei motori.

tecniche di raccolta

La raccolta dei frutti, dai quali poi verranno estrapolati i semi, si raccolgono a mano con l’ausilio di forbici o lame. Quando le piante raggiungono un’altezza tale da non arrivarci, allora ci si deve aiutare con l’ausilio di scale.

Purtroppo la scalarità della maturazione delle capsule, costringe a più passaggi in campo, oppure si aspetta fino alla maturazione completa, fine settembre, e si fa un unico passaggio, facendo attenzione a raccogliere da terra anche le capsule cadute. Questo metodo ha però il grosso inconveniente che se le capsule si aprono i semi fuoriusciranno e sarà pressoché impossibile trovarsi sul terreno date le loro piccole dimensioni.


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Proprietà e uso nella storia

Nel 1600 il ricino veniva adoperato per curare le malattie della pelle.

Già nel tardo 1700, si utilizzava come valido purgante, con tanto di tabelle di somministrazione, basate sul dosaggio di “grani” ovvero di semi, a seconda della corporatura dell’individuo. In uomo robusto se ne consigliava anche un grano, per gli altri era sufficiente un quarto di grano.

descrizione dei principi attivi

I componenti dell’olio di ricino sono una miscela di gliceridi e di acidi grassi saturi idrossilati, tra cui quello preponderante è l’acido ricinoleico, che arriva a costituire fino al 50% del mix. Gli altri acidi grassi isolati sono l’acido oleico, il linoleico, lo stearico e altri ancora.

Sono presenti anche un alcaloide, la ricinina, e una tossialbumina, la ricina. Entrambi causa della tossicità dell’olio estratto a caldo.

Una quantità piuttosto elevata di sostanze azotate


Ricino: Benefici e avvertenze

Purgativo

Sebbene l’associazione di purgante con olio di ricino possa non piacere o riportare alle mente l’uso da tortura durante il fascismo, rimane comunque un’ottima e valida soluzione ai problemi di grave stitichezza. Avendo una efficacia e un’azione a baso dosaggio, non c’è nemmeno il rischio di andare incontro a problemi di tossicità, sempre che l’olio sia stato ottenuto con le opportune metodologie per eliminare le molecole velenose. Per questo non è il caso di provare a farsi in casa l’olio di ricino.

Lubrificante industriale

Olio di ricino possiede anche delle caratteristiche che lo rendono uno dei migliori lubrificanti per macchinari, anche quelli sottoposti a forti compressioni e calore come i motori a scoppio. Infatti il basso punto di congelamento e l’alto punto di infiammabilità, lo rendono ideale nella lubrificazione di questi motori.

Cosmetica

Essendo un grasso, anche se liquido, l’olio di ricino trova impiego anche nel campo della cosmetica e nella tecnica farmaceutica, ovvero in tutti quei processi di fabbricazione che richiedono l’impiego di grassi come i saponi, le pomate, gli unguenti e a volte anche le supposte.

Rientra anche nella formulazione di oli indicati per il nutrimento dei capelli. Quasi mai usato come singolo olio data la viscosità maggiore rispetto agli altri oli e quindi una maggior difficoltà di applicazione, ma anche per creare una miscela migliore rispetto al singolo elemento (ricordiamo che quasi tutti gli oli sono utili per mantenere in salute il capello, come gli oli di jojoba, di oliva, di karitè).

Prodotti in commercio

L’olio di ricino ha una presenza maggiore come componente facente parte della formulazione di molti prodotti, piuttosto che essere il solo e unico ingrediente.

I più diffusi sono quelli per la cura e il nutrimento del capello. Solitamente associato ad altri oli per rendere il prodotto di più facile applicazione.

In farmacia è possibile trovare qualche prodotto purgante a base di olio di ricino, ma è assai raro che venga prescritto poiché per tale uso vi sono piante con effetti identici ma con la totale esclusione di tossicità, sia di lavorazione che di dosaggio.

Controindicazioni

Non usare in gravidanza poiché può portare alla stimolazione uterina innescando le contrazioni.

Non usare in presenza di emorroidi o di sanguinamento rettale.

Avvertenze

L’uso prolungato di olio di ricino come purgante può portare a crampi intestinali ed a pigrizia intestinale.


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