Mirto - Myrtus communis

Caratteristiche della pianta

Mirto communis L. è il tanto famoso mirto e ancor più apprezzato da quando sul mercato è comparso il liquore che porta il suo nome, fatto dalla macerazione delle sue bacche!

Appartenente alla famiglia delle Mirtacee, sembra essere l’unico esponente di questa famiglia che sia indigeno del Vecchio Continente.

Common myrtle o true myrtle è il nome comune in inglese. I francesi lo chiamano myrte; gemeine myrte in tedesco, mentre per gli spagnoli è uguale a noi, mirto.

In italiano è conosciuto anche con il nome di mortella, al quale assomigliano gli altri sinonimi regionali: mortina, martora, murtin, murtiggia, martel, buss, mortiddra mortija, murta, murtaurcia.

Se lasciata crescere liberamente, la pianta assume l’aspetto di un arbusto cespuglioso, che raggiunge tranquillamente i 2 metri di altezza.

Il tronco presenta una corteccia particolare. Prima questa è rossastra, col tempo diviene grigia e screpolata.

Le foglie coriacee sono opposte, sessili, ovali alla base mentre appuntite all’apice. Sono persistenti, lisce e lucide. Il loro colore è verde scuro sulla pagina superiore, più chiaro in quella inferiore. In trasparenza si possono osservare dei puntini, che corrispondono alle ghiandole di olio essenziale.

I fiori sono solitari e ascellari, gradevolmente profumati. Il loro colore è bianco candido o rosato. Hanno un lungo peduncolo rossastro. A colpo d’occhio risaltano subito i numerosi e lunghi filamenti che portano altrettanti numerosi stami. Sbocciano tra maggio e luglio, raramente ma può capitare, si ha una seconda fioritura in settembre.

Il frutto è il suo emblema, una rotonda bacca nera-violacea, carnosa, dal sapore amaro e astringente. Pur matura, la bacca permane per lungo tempo sulla pianta.

Al loro interno le bacche contengono numerosi semi reniformi.

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Coltivazione e origine

L’origine è europea, dell’area mediterranea, sebbene alcuni autori gli attribuiscano in Australia. Cosa certamente non veritiera dato che il mirto era conosciuto sin dal tempo degli antichi greci e romani. Piuttosto l’equivoco potrebbe nascere dal fatto che la Famiglia delle Ericaceae è quasi completamente originaria del continente australe.

Il mirto fa parte delle piante che costituiscono la macchia mediterranea, che come dice il nome si trova lungo tutte le coste del mar Mediterraneo. Percui ama un clima caldo, soleggiato, con un’esposizione anche diretta ai raggi solari. Non teme nemmeno la siccità, pensate che la Sardegna con le sue alte temperature e poche piogge è considerata la terra del mirto. Non è disturbato dai venti o dalle temperatura basse, a patto che queste non perdurino per lunghi periodi.

Il substrato ideale per coltivarlo è quello di origine, non avendo particolari esigenze di composizione del terreno. Per andare sul sicuro, si scelga suoli a reazione acida o neutra, a matrice granitica; sconsigliati quelli a matrice calcare che creano difficoltà di crescita. Se vogliamo essere sicuri dell’attecchimento, piantiamo le nostre talee in un terreno con la medesima composizione di quello della pianta madre.

Molti turisti, quando ripartono dalla vacanze in Sardegna, portano con se un rametto di mirto per piantarlo in vaso nel proprio balcone. E facilmente attecchirà. Infatti il mezzo di propagazione migliore è quello per talea, che garantirà anche una uguaglianza genetica della pianta che abbiamo scelto.

Se si parte da semenzaio, invece, bisogna piantare in settembre su un terreno leggero e aspettare almeno un anno affinché la piantina sia pronta per il passaggio all’aperto.

Sebbene il mirto sia una pianta alquanto rustica, una concimazione azotata e potassica, garantiscono una “alimentazione” sicura alla pianta che in questo caso produrrà delle grosse e carnose bacche.

Parti utilizzate

Si utilizzano le foglie e i frutti, solitamente separati.

tecniche di raccolta

La tecnica più diffusa per la raccolta delle bacche di mirto è quella che si mette in atto per tutte le bacche, cioè l’utilizzo di un pettine, che passato tra i rami, stacca i piccoli frutti senza daneggiare il fogliame.

Questa tecnica è possibile quando la pianta è stata lasciata libera di crescere ed ha assunto il suo naturale aspetto di cespuglio arbustivo. Se invece viene indirizzato nella crescita e spinto ad assumere un aspetto ad alberello, allora la raccolta può essere meccanizzata.


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Proprietà e uso nella storia

Nell'antica Grecia Dioniso dovette lasciare una pianta di mirto nell’Ade per poter riportare indietro la madre. Con questo mito, il mirto ha rappresentato l'oltretomba ed i defunti.

Conosciuto dagli antichi romani, ne riempie la loro storia. Fu pianta sacra a Venere e simbolo di fecondità, tanto che Plinio gli diede l’appellativo di “myrtus coniugalis” poiché era sempre presente ai banchetti di nozze come augurio. Era proibito porlo sull’altare della Bona Dea, moglie di Fauno che uccise a proprio a colpi di rami di mirto dopo averla trovata ubriaca.

Nel medioevo veniva usato per produrre un’essenza, “acqua angelica”, usata come profumo, mentre i coloranti ottenuti dalle bacche erano sfruttati come inchiostro, per tingere o per la concia delle pelli (visto l’alta percentuale di tannini).

descrizione dei principi attivi)

le foglie contengono un olio essenziale composto da pinene, canfene, geraniolo, nerolo, cineolo e mirtenolo, un alcol sesquiterpenico.

Il dato più importante è la presenza di due molecole, chiamate mirtocumuloni, perché tipiche della pianta del mirto, con effetto simile alla penicillina.

Sono presenti anche dei tannini, pectine, sali organici e gomma.


Mirto: Benefici ed avvertenze

Antibatterico

Si è studiato la proprietà antibatterica delle foglie, scoprendo che la potenza delle due molecole responsabili, il mirtocumulone A e il B, è paragonabile a quella della penicillina e della streptomicina: tutti attivi sui batteri Gram positivi.

L’impiastro di foglie può essere applicato su ferite delle cute, non eccessivamente profonde, mentre il decotto per le affezioni delle vie respiratorie e di quella urinaria.

Astringente

La numerosa quantità dei tannini, conferisce al mirto una azione astringente che ci viene in aiuto in presenza di diarrea o enterite cronica.

liquoristica

L’industria liquoristica, prima solamente a livello locale sardo, poi in tutta Italia, ha fatto conoscere il liquore al mirto. Non è altro che la macerazione delle bacche in alcool con l’aggiunta di zucchero per renderlo dolce e acqua per variare la gradazione. Da questo poi è nata anche la crema di liquore.

Controindicazioni

Non sono note interazioni farmacologiche

Avvertenze

Nessuna in particolare


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