Luppolo

Caratteristiche della pianta

Il Luppolo, con le sue infiorescenze, è una pianta tra le più utilizzate in ambito alimentare, da quanto è stata inventata la birra… È ben noto che il luppolo sia uno degli ingredienti indispensabili per la produzione della birra, ma ben pochi sanno che è anche un’ottima pianta erboristica. Una sua applicazione su tutte, che poi analizzeremo più avanti, è l’eccezionale capacità di far passare qualsiasi tipo di mal di testa, senza però eliminare la causa.

Humulus lupulus L. deriva dal fatto che la pianta è strisciante, se non ha la possibilità di arrampicarsi su dei tralici; tra l’altro facendo ciò ha la bizzarra caratteristica avvolgersi sempre da in maniera destrorsa.

È chiamata hop, houblon, Gemeiner hopfen, hombrecillo o lupolo rispettivamente in inglese, francese, tedesco e spagnolo.

Tra i nomi dialettali e generali che troviamo lungo la nostra penisola troviamo vite nera, orticaccio, votticella, lepone, vuzzodda e lupene, solo per citarne alcuni.

Appartiene alla Famiglia delle Cannabinaceae, la stessa a cui appartiene la Cannabis da cui si ottiene la marijuana o l’hashish, ma a differenza di questa non contiene principi attivi allucinogeni.

È una grande pianta erbacea dioica, che porta i fiori maschili e femminili in due distinti individui. È perenne e non fatica a crescere allo stato spontaneo.

Il fusto è volubile e lungo anche 6 metri, angoloso e peloso.

Le foglie crescono in maniera opposta, sorrette da un picciolo. La lamina delle foglie inferiori, le più vecchie, è palmato – lobata, formata da 3 lobi cuoriformi alla base e acuminati al vertice. Il margine è completamente dentato. Le foglie più recenti, che crescono superiormente, si presentano invece semplici, ovali e dentate ai margini; solamente con la crescita verranno a crearsi le profonde incisioni che doneranno l’aspetto cuoriforme.

La radice è un rizoma stolonifero.

I fiori, divisi in maschili e femminili, sono differenti a seconda del sesso. Quelli maschili sono verdastri e crescono in grappoli ramosi all’ascella delle foglie; quelli femminili crescono in spighe corte denominate coni o strobili, a loro volta raccolti in grappoli all’estremità dei rami. Ogni cono è accompagnato da grandi brattee di origine fogliare, che a maturità contengono dei peli ghiandolari dall’aspetto giallo arancio. Se battuti, questi peli lasciano cadere una polverina, il luppolino, dall’odore speziato e sapore tipicamente amaro.

Il frutto è un achenio ovoide, che risulta avvolto interamente dal calice che si è trasformato in sacco membranoso.

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Coltivazione e origine

Presso le rive dei fiumi, i margini dei boschi o lungo le siepi ci si può imbattere in specie spontanee, striscianti se non hanno trovato alcun appigli su quale avvolgersi, oppure intrecciata a qualsiasi cosa le permetta di arrampicarsi (come la vite). La sua presenza spontanea oggi è dovuta ad una sua “fuga” dalle coltivazioni, largamente diffuse in tutta l’Europa e in Nord America. Olanda, Germania e Belgio sono i principali produttori di luppolo, e guarda caso anche di birra, ma la sua presenza arriva anche nel Caucaso e fino alla Siberia.

Per propagare il luppolo si utilizzano gli stoloni, che presentano il germoglio e la parte radicale. Il periodo più indicato per la messa a dimora è quello subito dopo il gelo invernale, cioè tra marzo e aprile, su di un terreno sciolto, ben drenante e pH tra il 6 e il 7,5. Tenendo presente che la pianta è rampicante, bisogna anche preparare un’impalcatura sulla quale possa salire. Può essere fatta di legno, di plastica o con fili di rafia, ma quale sia il materiale, la costruzione deve essere in grado si sostenere la pianta.

Se è assente l’impalcatura, tenderà a strisciare e ad intrecciarsi con quella successiva, creando grovigli intricati e non pratici.

Parti utilizzate

Del luppolo si usano le infiorescenze femminili, gli strobili o coni.

Vanno a caratterizzare la droga del luppolo, i peli ghiandolari presenti nei coni, assieme alla polverina gialla da loro prodotta, il lupolino.

tecniche di raccolta

La tecnica di raccolta del luppolo è alquanto lunga e delicata, innanzitutto si può o meno tagliare la pianta dalla base. Questo dipende dalla quantità di terreno che si deve passare in rassegna. Se è vasto si tagliano le piante e si raccolgono i coni tutti in una volta, qualunque sia il grado di maturazione; se invece il terreno è di piccole dimensioni e si può passare più tempo tra le piante, allora si raccolgono solamente i coni maturi e lasciando gli altri sulla pianta e raccogliendoli quando saranno pronti. In questo secondo caso è necessario l’utilizzo di scale per arrivare fino alle parti più alte.

Una volta che i tralci sono a terra, si passano in rassegna raccogliendo tutti gli strobili a mano, facendo attenzione che non vengano raccolti anche i piccioli o parti di foglie.

Se richiesto si possono separare i coni maturi, che si presentano membranosi, giallognoli e emanano un intenso odore se vengono schiacciati (altrimenti non si avverte), da quelli non idonei, in modo tale da avere una omogeneità di prodotto.


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Proprietà e uso nella storia

Il suo impiego è iniziato con l’invenzione della birra. Le dona un sapore più o meno intensamente amaro e caratterizzante.

Del suo impiego medico, si hanno notizie nel ‘500, quando veniva somministrata per purificare il sangue dagli avvelenamenti e per guarire dalla lebbra e dal “mal francese”, la sifilide, due malattie che in quel secolo imperversarono in tutta l’Europa.

Nei secoli successivi gli vennero ascritte proprietà diuretiche, ma già nel ‘800 questa attività fu screditata, nonostante si continuasse a vantarne tale capacità.

descrizione dei principi attivi

Gli stobili femminili contengono flavonoidi “generali” come il rutoside e il quercitroside, ma anche alcuni specifici di questa pianta come il xantoumolo e l’isoxantoumolo.

Il caratteristico sapore amaro è invece dato da due acidi, il lupulone e l’umulone, e dai loro derivati, presenti dal 15% al 30% a seconda della cultivar.

Inoltre sono presenti zuccheri, catecoline e un discreto quantitativo di tannini, presenti come proantocianidine.

Dalla distillazione in correnti di vapore, invece, si ricava circa l’1% di olio essenziale, ricco di monoterpeni e sesquiterpeni, oltre a componenti comuni a molti alti oli essenziali come mircene, farnesene, acido valerianico e linalolo.


Luppolo: Benefici ed avvertenze

Aperitivo stomachico

L'infuso di coni di luppolo è dotato di proprietà aperitive e stomachiche. Riesce a stimolare la fame nei casi di inappetenza, magari dovuta a stati debilitativi, ma anche di aiutare l’organismo a smaltire meglio un pranzo luculliano che rende la digestione impegnativa.

Sedativo

La presenza dell’acido valerianico e degli acidi specifici amari, agiscono a livello del sistema nervoso centrale esplicando un leggero stato sedativo, che nei casi stress adrenalinico risulta essere efficace nel riportare uno stato di relax nervoso senza però far perdere la concentrazione necessaria.

Mal di testa

Nonostante il sapore estremamente amaro, l’estratto secco di luppolo, disciolto in un bicchiere di acqua, risulta essere miracoloso per alleviare qualsiasi attacco di emicrania. Agisce sul sintomo ma non sulla causa che lo ha scatenato.

Prodotti in commercio

In erboristeria si trovano boccette estratto secco o fluido, prodotti con estrazione idroalcoolica oppure solamente acquosa. Solitamente aggiungono all’acqua e zucchero.

Le più fornite e preparate erboristerie dispongono anche del solo luppolino nella forma di capsule o in quella meno diffusa di cachet, che vengono preparati sul momento.

Controindicazioni

Evitare l’uso in presenza di stati depressivi

Avvertenze

Atossico e non irritante, in forti dosi può causare epigastralgia, nausea, stordimento.



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