Cochlearia officinalis - Cochlearia oficinalis

Caratteristiche della pianta

La Cochlearia officinalis L. è una pianta che salta subito all’occhio per la forma a cucchiaio delle sue foglie, motivo per cui Linneo le diede questo nome (dal latino cochlear che significa cucchiaio). Anche nelle accezioni regionali ritorna la forma delle sue foglie: erba cocchiara, erba cuciaera, cuchiara rotunda. Pure in inglese ha il significato di erba a cucchiaio: spoon-wort.

La coclearia è una pianta erbacea glabra biennale o perenne che presenta un fusto angoloso e ramificato, ma eretto fino a circa 50 cm. Dalla sua base si dispiegano lunghi piccioli di foglie ovali, intere e incavate a cucchiaio. Quelle superiori invece sono sessili, abbracciano il caule, oblunghe e cuoriformi alla base.

Se le foglie vengono sfregate, rilasciano un odore paragonabile a quello della senape, non a caso della stessa famiglia botanica.

Facendo parte delle Crucifere, i suoi fiori rispecchiano l’appartenenza a questa famiglia; i 4 petali ovali sono posizionati a croce e sono di colore bianco, in rari casi lilla. La corolla è avvolta da un calice, anch’esso formato tetramero, ovvero formato da quattro sepali verdi, che si inseriscono in racemi terminali.

La radice è fusiforme, lunga, grossa e fibrosa, attributi che le permettono di ancorarsi bene a tutti i substrati.

Il frutto è una piccola siliqua ovoidale deiscente a maturità, che contiene da 2 a 6 semi, quasi cilindrici e sprovvisti di albume.

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Coltivazione e origine

Sconosciuta nel passato, fu scoperta solamente nel XVI secolo.

Originaria delle terre paludose costiere europee, soprattutto di quelle che si affacciano sull’oceano Atlantico, oggi è diffusa in tutta l’Europa, sia allo stato spontaneo che allo stato coltivato, anche se meno dato che non è una pianta il cui utilizzo è diffuso.

Elegge a sua dimora i luoghi freschi e ombrosi, per cui lungo i ruscelli o nei pressi delle grotte. Si può considerare una pianta notevolmente versatile, sempre che abbia una scorta d’acqua da cui attingere, ma che non crei ristagni. Infatti non è raro vederla crescere in terreni leggeri sabbiosi, medi ovvero ricchi di limo e pesanti cioè argillosi.

Anche il ph del terreno non è un problema, cresce tranquillamente sia in quelli basici che in quelli acidi, perfino se il terreno ha una salinità particolarmente alta, non a caso è originaria delle zone costiere.

Poiché di questa pianta si sfrutta la parte aerea, quando la si coltiva è consigliabile concimarla con composti a base di azoto, elemento che tende a far sviluppare il fogliame.

Parti utilizzate

Si utilizza la pianta fiorita allo stato fresco per sfruttare al massimo la concentrazione della vitamina C, che si degrada all’aria, al caldo, alla luce.

La si può conservare non più di due giorni, in un contenitore ermetico posto al riparo dalla luce.

Tecniche di raccolta

La raccolta avviene a mano per lo stato spontaneo. Come per tutte le raccolte allo stato spontaneo, quando non si devono raccogliere le radici, si richiede una particolare attenzione nell’operazione in modo da preservare la pianta, anche se questa è annuale: permettendogli di fruttificare e produrre semi, l’anno successivo la si potrà ritrovare nello stesso luogo.

In caso di campi coltivati, si può possono utilizzare dei macchinari che tagliano la pianta, ma solo se le successive operazioni di trasformazione avvengono immediatamente dopo. I macchinari infatti tagliano e frantumano senza alcuna attenzione, mettendo in contatto con l’aria molte sezioni recise. In questa maniera, la vitamina C si degrada e la sua concentrazione cala notevolmente.


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Proprietà e uso nella storia

Ai tempi in cui marinai morivano per lo scorbuto durante i lunghi viaggi verso le Americhe, si scoprì che una pianta di nuova classificazione, la coclearia per l’appunto, era tra quelle che potevano prevenirlo e combatterlo. Ovviamente allora non si sapeva, come si sa oggi, che è ricchissima di vitamina C, la cui quantità è paragonabile a quella contenuta nelle arance.

Principi attivi

Sono presenti piccole quantità di olio essenziale, sali potassici, resine e pectine.

Tipico di questa pianta, così come di tutte le crucifere, è l’azione dell’enzima mirosina sullo specifico glucoside della pianta (di struttura simile alla sinalbina e sinigrina, presenti nella senape), che va poi a formare molecole attive specifiche. Nel caso della coclearia, si forma la coclearina.

L’odore distintivo della senape è dato dalla presenza delle due molecole sopra citate, e di conseguenza quello della coclearia, che ricorda la senape, è dato dalla coclearina, di cui è un derivato.

Iodio, isosolfocianato di butile e acido ascorbico (o vitamina C) completano i principali costituenti di questa pianta.


Cochlearia officinalis: Benefici e avvertenze

Antiscorbuto e vitamina C

L’azione principale e che ha reso famosa la coclearina è quella antiscorbuto. Gli alti tassi di vitamina C fanno si che possa essere usata come uno delle principali armi contro lo scorbuto, anche se questa deficienza è ormai assai rara.

Raffreddore

Sempre per la presenza della vitamina C, è indicata come integratore vitaminico specifico nelle sintomatologie da raffreddore.

Digestivo, Eupeptico

È di supporto nei casi di digestione lenta o ipocloridria, cioè difficoltà o lentezza nella produzione di acido cloridrico da parte dello stomaco. Bisogna però stare attenti a non eccedere in quanto può causare iperacidità e andare ad irritare le mucose intestinali.

Antisettico

La pianta ha anche un leggero potere disinfettante grazie alla presenza e particolare composizione del suo olio essenziale. Sfruttabile per via topica attraverso delle applicazioni di parti della pianta sul punto interessato. Oppure per via interna, attraverso dei collutori, ottenuti pestando e lasciando macerare la pianta fresca in acqua fredda, e infine filtrando prima dell’utilizzo.

Ricordiamo che all’effetto antisettico partecipa anche la vitamina C, che è termolabile e idrofila. Quindi scompare se viene riscaldata, ma viene estratta se macerata in acqua.

Prodotti in commercio

Poco sfruttata nell’erboristeria commerciale a causa del suo uso allo stato fresco, risulta ancora sfruttata nei rimedi casalinghi, se si vive in località in cui cresce o se si è esperti e si sa dove andare a cercarla.

Usata per creare tinture madri per l’omeopatia.

Lasciata macerare per almeno una settimana in alcool, si ottiene una tintura alcoolica; una variante molto usata è quella di lasciarla in macerazione nel vino bianco.

Sfruttata anche dalla cosmetica, entra a far parte della composizione di diverse creme e lozioni, per le più svariate applicazioni: dalla stimolazione alla crescita dei follicoli dei capelli, alle creme scavanger - anti radicali liberi, ai gel disinfettanti.

Controindicazioni

Un uso eccesivo può causare gastrite.

Avvertenze

Nessuna.



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