Cardo santo

Caratteristiche della pianta

Il cardo santo, chiamato anche cardo benedetto, è il Cardus benedictus o Cnicus benedictus L. o ancora Carbenia benedictus.

È una pianta erbacea annuale della famiglia delle Asteracee.ha un fusto che si erge fino ad un massimo di 50 centrimetri, ricoperto di peli, che gli danno un aspetto lanuginoso.

Le foglie sono sottili ma coriacee, pennatifide, con un margine irregolare e dentato, con una spina finale. Il colore è verde pallido anziché scuro; presentano una nervatura bianca reticolata molto simile a quelle del cardo mariano.

I capolini terminali e solitari sono avvolti da delle brattee esterne fogliacee e da brattee interne spinose. I fiori, completamente gialli, sono tutti tubulosi e si aprono tra maggio e giugno.

Il frutto è rappresentato da un achenio cilindrico bruno e lucente a pennacchio.

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Coltivazione e origine

Nativo dell’Asia, dalla quale fu importato, ora si trova diffuso in tutte le regioni costiere del Mediterraneo.

Nel nostro paese cresce spontaneamente nel meridione, più raro al centro, quasi assente nelle regioni del nord. Va ricercato tra la vegetazione dei campi incolti o tra le rovine di ruderi di campagna. A volte si trova in luoghi sabbiosi.

Si propaga per seme, che sono di solito interrati in primavera; ma se si utilizza una serra o si prendono particolari accorgimenti di protezione, si può seminare anche a settembre o ottobre. In questa maniera è possibile ottenere un doppio raccolto, sia in estate che in inverno.

Parti utilizzate

La droga della pianta sono le parti aeree: foglie e fiori.

La raccolta avviene tra aprile e maggio.

Tecniche di raccolta

Dovendo raccogliere solo le parti aeree, il taglio viene effettuato grossolanamente ma rigorosamente a mano. Dopo di che si eliminano le brattee spinose con un lavoro certosino.


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Proprietà e uso nella storia

Si narra che fu l’imperatore Federico III a dargli il nome di “benedetto” in quanto gli fu offerto come rimedio sicuro contro l’emicrania. Effetto che realmente ha espletato dato che è un antinfiammatorio – dolorifico, purtroppo tossico.

Nel Medioevo era utilizzato per curare la peste bubbonica

I monaci, invece, coltivavano il cardo benedetto come cura per il vaiolo.

I primi erboristi lo credevano una panacea; infatti pensarono che la pianta potesse essere usata sia per prevenire che far passare il mal di testa, per provocare il sudore, per aiutare la memoria, per rafforzare il cuore e lo stomaco, e infine per curare alcuni problemi esterni come le piaghe purulente, le bolle e il semplice prurito.

Mentre gli erboristi del XIX secolo, prescrivevano un infuso delle parti aeree del cardo benedetto come rimedio per la febbre e i disturbi di fegato e vie respiratorie.

Sono stati isolati dei lignanolattoni come la trachelogenina, l’arctigenina e il nor-tracheloside, che infondono alla pianta proprietà amaro eupeptiche.

La cnicidina è forse il principio attivo più potente di questa pianta. È un sesquiterpene lattonico con un forte potere antibiotico. Ha azione prevalente sui batteri di tipo gram negativo (Sighella, E. coli e Brucella).

Tra i fitosteroli sono stati trovati lo stigmasterolo e il sitosterolo, i maggiori responsabili dell’effetto galattogeno nelle donne in allattamento.

Infine è ricca di sali di potassio e di magnesio, responsabili dell’azione diuretica.

Si può estrarre anche dell’olio essenziale, ma in poche quantità.


Benefici

Il cardo benedetto è indicato per i casi di cattiva digestione, febbre, cefalea, dolori di varia natura (artritici, mestruali). Esternamente si usa per pulire e disinfettare ferite e tagli, piaghe e ulcere, e contro l’herpes.

Antibatterico

All’azione disinfettante si unisce quella antibatterica data dall’olio essenziale, che è attivo nei confronti dei batteri gram positivi. La pianta invece sembra avere azione sui batteri gram negativi, cosa che spiega il perché gli ovini del meridione, le capre in modo particolare, siano immuni alla brucellosi o febbre di malta.

Diuretico

La grande quantità di sali di magnesio e potassio che ritroviamo nella sua droga, dona alla pianta una effetto diuretico e depurativo, che però è solo marginale rispetto agli altri benefici.

Aumenta appetito

Il suo forte sapore amaro stimola l’apparato digerente, aumentando l’impulso della fame, aiutando la digestione. Purtroppo questa sua eccessiva amarezza è anche un suo limite: infatti è spesso escluso nella composizione delle tisane e degli infusi proprio per questo.

Vermifugo

Le foglie, essiccate e polverizzate, sono usate contro i vermi. Poiché la presenza dei vermi in un organismo non è da sottovalutare, si consiglia di consultare sempre un medico.

Galattagogo

Ha azione galattogena: le madri che stanno allattando, possono bere un infuso caldo (in associazione con altre erbe come ad esempio il fieno greco, il finocchio, l’anice verde e il cumino) per stimolare la produzione di latte. Però il cardo mariano è spesso preferito al cardo benedetto, poiché non solo è più gradevole al gusto, ma non trasmette l’amaro al latte.

Liquoristica

È inserito tra le erbe della composizione del vermouth.


Cardo santo: Prodotti in commercio ed avvertenze

Prodotti in commercio

In commercio si trovano foglie per la preparazione di infusi e tisane (solitamente con max 1% di cardo benedetto altrimenti risultano troppo amare); ma anche polveri (non superare i 4 grammi al giorno), inserite in capsule e compresse.

Si possono comperare anche alcoolati, estratti fluidi (massimo 5 grammi) e tinture (60-80 gocce).

Controindicazioni

È controindicato ai soggetti predisposti alla ipersensibilità individuale alle Asteracee, nei quali potrebbero insorgere reazioni allergiche.

Astenersi dall’assunzione se si è affetti da iperacidità gastrica.

Avvertenze

Può provocare bruciori di stomaco, esofago, e vomito in alti dosaggi (ovvero l’utilizzo di più di 5 grammi di droga in una tazza da infuso oppure con l’uso prolungato e continuo).

Essendo una pianta potenzialmente irritante, consultare il medio o l’erborista se si ha l’intenzione di far uso di questa pianta.


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