Cardo dei lanaioli

Caratteristiche della pianta

Nome botanico: Dipsacus fullonum Linneo o Dipsacus silvestris Miller.

È il nome comune del cardo dei lanaioli, scardaccione, pettini di lupo, cardo da panni, rissolo, lattugone, verga del pastore.

Il nome del genere, dipsacus, è stato scelto per il modo in cui queste piante raccolgono l’acqua alla base delle foglie. Il nome specifico fullonum, invece, richiama la “fullonica” ovvero il luogo dove gli antichi romani effettuavano la lavorazione della lana, compresa la cardatura, che allora era fatta utilizzando i capolini spinosi di questa pianta.

È una pianta erbacea biennale, che ha una radice a fittone, una rosetta basale che si forma nel primo anno, mentre nel secondo, si erige un fusto che può arrivare all’altezza di 2 metri.

Le foglie della rosetta sono oblunghe, quasi ovali e nella nervatura centrale sono presenti alcune spine.

Le foglie del fusto invece, sono opposte, lanceolate e sempre con la presenza delle spine.

I fiori sono o bianchi o violacei, raccolti in dei capolini spinosi, a cause delle lunghe brattee che portano le spine. La loro fioritura avviene in estate ed è caratteristica: i primi ad aprirsi sono i fiori posizionati nella regione equatoriale del capolino, al centro. In successione si aprono poi quelli sempre più vicini ai due poli. La corolla è gamopetala tubulosa, che nella parta terminale si allarga e si divide in 4 lobi embriciati, ovvero disposti come le scaglie di un pesce o le tegole di un tetto.

I frutti che si formano nel cardo dei lanaioli è un achenio di piccole dimensioni e di forma leggermente allungata, provvisto di numerosissimi semi, di cui sono ghiotti i passeracei, i quali faranno da vettore per la diffusione della specie.

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Coltivazione e origine

Il cardo dei lanaioli è molto diffuso sulle coste del Mediterraneo, anche quelle africane, con alcuni insediamenti nelle zone interne, ma senza mai arrivare in regioni troppo fredde.

È abbastanza probabile trovarla in luoghi pietrosi, nei fossati e lungo il ciglio delle strade di campagna.

La coltivazione di questa specie di cardo può avvenire direttamente in campo a partire dai semi. Il tempo ideale è febbraio-marzo, cosi si possono raccogliere le infruttescenze secche ad agosto dell’anno successivo.

Oppure si utilizza il semenzaio, seminando in primavera e ponendo in campo le piantine già nel settembre successivo.

Una posizione in pieno sole è ideale; il terreno prediletto è quello calcareo, ma non disdegna di crescere anche se composizione è differente.

Parti utilizzate

La droga di questa pianta sono le radici e le foglie.

Le radici hanno il loro tempo balsamico a fine estate, tra settembre e ottobre. Si raccolgono, pulendole dalle impurità, e si tagliano prima di metterle ad essiccare all’aria aperta ma non sotto il sole. Una volta che hanno perso l’acqua, si conservano in recipienti ben chiusi.

Le foglie invece, si raccolgono poco prima della formazione dello scapo floreale, quando sono alla loro massima produzione di componenti, che poi andranno ad essere consumati per la crescita dello scapo.

La conservazione delle foglie può avvenire in sacchetti o in confezioni traspiranti pronti per la vendita.

Tecniche di raccolta

La raccolta si fa a mano andando alla ricerca della pianta in campagna oppure sul campo in cui è coltivata, ma in questo caso è per raccolta dei garzi da utilizzare nell’industria manifatturiera.


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Proprietà e uso nella storia

Una delle prime testimonianze dell’utilizzo di questa pianta risale al 812 d.C. da nientemeno che Carlo Magno, che nei Capitolari, incoraggia la sua coltivazione nell’orto di famiglia.

In passato veniva usata come depurativo e diuretico, nonché a scopo alimentare durante i periodi di carestia, quando venivano bollite le foglie basali, ovvero quelle più tenere.

Un utilizzo più “medico” era quello del suo uso contro la pelle screpolata e nella cura delle fistole anali.

Alcuni autori antichi consigliavano l’infuso di radice per rafforzare lo stomaco e come aperitivo per stimolare l’appetito. Altri, invece, lo suggerivano per eliminare i problemi del fegato, ad esempio come rimedio contro l'ittero.

L’uso principale però fu quello nella cardatura della lana, da qui il suo nome di cardo dei lanaioli. I suoi capolini spinosi venivano sfruttati per cardare la lana, poi abbandonati dall’introduzione dei macchinari in tempi più moderni. Però ancora oggi, esistono delle aziende specializzate che continuato ad sfruttarla per questo scopo. Non cardano più la lana, ma garzano, ovvero attraverso una lavorazione speciale, creano una impercettibile peluria nei tessuti di pregiati e costosi tappeti, ma anche nei panni per i tavoli da biliardo. Insomma un semplice pianta per prodotti raffinati.

Principi attivi

L’elemento più interessante tra i principi attivi è il glucoside scabioside, ma oltre questo troviamo anche triterpeni, iridoidi, fenoli e alcaloidi.

Poi troviamo anche delle sostanze tanniche, sali di potassio, inulina e coloranti.


Cardo dei lanaioli: Benefici e prodotti

È una pianta che difficilmente si utilizza in erboristeria dato che le sue proprietà sono talmente blande da non essere nemmeno considerate.

Gli si ascrivono però proprietà diuretiche, diaforetiche, depurative, digestive.

I problemi più comuni che vengono trattati con il Dipsacus sono gli eczemi, l’iperazotemia, orticarie, bruciori delle vie urinarie e oliguria, ovvero una diminuzione della funzione urinaria.

Prodotti in commercio

Probabile la sua presenza in qualche miscela per tisane, digestive o diuretiche o depurative.

Si possono trovare anche pezzi di radice sfusi per la preparazione di decotti, che devono essere al 5% con una bollitura di 8 minuti; oppure flaconcini di estratto fluido o tintura.

Di produzione casalinga invece il vino al cardo: si pone la pianta a macerare nel vino, per produrre una sorta di vino speziato saturato dei principi attivi della pianta.

Controindicazioni

Nessuna

Avvertenze

Nessuna



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