Bistorta

Caratteristiche della pianta

Il nome volgare di bistorta proviene dal nome specifico della pianta, che in botanica è denominata Polygonum bistorta L. In Italia è conosciuta anche con altri nomi quali: serpentina, lingua bovina, amarella, biaveta, lavazzuola o sarasin salvadi. Anche in inglese c’è il richiama alla forma “serpeggiante” della radice: snake-root, la radice serpente.

È una piccola pianta erbacea perenne, senza peluria, caratterizzata dalla presenza di un rizoma molto contorto, dalla forma grossolana di S, che ogni anno produce sia nuove radici che nuovi semplici fusti eretti aerei, solo leggermente ingrossati all’altezza dei nodi. Esternamente, il rizoma è di colore nero, mentre internamente è rosso: durante la decozione, questi composti colorati idrofili fanno tingere il decotto di una tonalità di rosso scuro.

Le foglie sono a lamina intera, oblunghe o lanceolate, intere o a margine finemente dentato e con una guaina bruna, derivata dalle stipole che si sono saldate con il fusto, avvolgendolo.

Delle infiorescenza a spiga, che prendono posizione all’apice del fusto, portano dei piccoli fiorellini, di colore rosa intenso che sbocciano per tutta l’estate a partire. La loro apertura inizia dalla base della spiga per terminare con quelli che stanno più in alto.

I frutti che ne derivano sono degli acheni lucidi e duri, anch’essi di colore bruno.

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Origine e coltivazione

La sua origine nel nord Europa, fa si che sia una pianta amante del freddo e che quindi abbia prediletto le zone fredde per la sua diffusione, che va dall’Europa occidentale-centrale all'Asia settentrionale, al Nordamerica. Nelle fasce più calde, come il sud Europa, la si può trovare solamente nelle zone montane particolarmente fredde. In Italia è comune sulle Alpi e lungo tutto l’Appennino, a quote variabili dai 900 ai 2200 metri di altitudine.

Predilige un terreno ricco di nitrati, sia che si trovino già sul terreno sia che siano apportati tramite la concimazione, che deve prevedere dei prodotti a lento rilascio in modo da coprire a lungo il fabbisogno della pianta. Deve avere una scorta di acqua sempre disponibile, per cui i fiumi, i ristagni permanenti o ovunque vi sia un terreno umido sono i luoghi in cui andarla a cercarla.

La propagazione più facile e meno impegnativa, è quella di tagliare il rizoma in pezzi, facendo in modo che per ogni sezione vi siano delle radici e un fusticino aereo.

Più complicata quella per seme, data la difficoltà nella germinazione.

Di questa pianta si raccolgono e utilizzano sia le foglie che il rizoma.

tecniche di raccolta

La raccolta avviene a mano, recidendo le foglie oppure sradicando del tutto la pianta per raccogliere più facilmente il rizoma.


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Proprietà e uso nella storia

Cespuglio di bistorta Anticamente veniva usata per le sue proprietà astringenti, per arrestare le emorragie interne come quelle date da ulcere ed emorroidi oppure per piccoli tagli sulla cute, più raramente per ferite più serie.

Il rizoma, ricco di tannini, era usato per conciare le pelli.

Usato rovinosamente anche per curare avvelenamenti da altre piante.

I vecchi erboristi la usavano in combinazione con la radice di calamo, per curare la malaria (poiché notavano che la febbre passava, pensavano che riuscisse a curare anche la malattia).

In periodi di carestia, il rizoma sfarinato era utilizzato per aumentare il quantitativo di farina di grano destinato alla preparazione il pane.

La radice di bistorta non è mai stata attentamente analizzata, ma tra le componenti isolate in questa pianta ci sono l’acido ossalico, l’amido, l’acido gallico, la vitamina C, tannini e zuccheri. Gomme, mucillagini e cellulosa completano l’elenco delle sostanze più presenti nella bistorta.


Benefici

Febbrifuga – antidiarroica

Agli infusi o alle polveri di rizoma della pianta si ascrivono proprietà febbrifughe, ma la sua azione principale è quella astringente che si esplica in modo particolarmente efficacie contro la diarrea e la dissenteria.

Antinfiammatorio – lenitivo

Il solo infuso, effettuato con acqua calda ma non bollente per non deteriorare i principi attivi, lo si può usare come leggero antiinfiammatorio-lenitivo del cavo orale e di tutte le mucose in generale (quindi utilizzabile anche per i lavaggi vaginali e anali). Spesso impiegato contro le emorroidi.

Cicatrizzante

Dagli usi del passato, sappiamo che gli impacchi del decotto delle foglie possono essere usati come cicatrizzanti e lenitivi delle scottature, delle piccole ferite della cute e, ancora, emorroidi.

Vermifugo

Per la forte presenza dei tannini, la polvere di foglie è stata impiegata come antielmintico, per eliminare i vermi nei bambini. In questo caso però è di rigore una visita dal pediatra, mai il solo rimedio casalingo.

Ipoglicemizzante

La bistorta ha anche un effetto ipoglicemizzante, molto gradito da tutti coloro che sono affetti dal diabete non insulinico.

In alcune zone in cui si trova facilmente, è impiegata anche in cucina. Le giovani foglie vengono utilizzate a crudo per preparare delle insalate, oppure vengono cotte e preparate come si fa per gli spinaci.


Bistorta: Prodotti in commercio e avvertenze

Prodotti in commercio

La radice è generalmente venduta sotto forma di polvere, da versare in dell’acqua o già contenuta in capsule; mentre gli estratti liquidi si preparano dalle foglie, anche se qualche industria utilizza una miscela di foglie e radici in proporzioni variabili.

Ovviamente non mancano le singole parti secche vendute sfuse per la preparazione dei decotti, che sono le forme farmaceutiche più impiegate.

Le tisane sono poco ricercate e quindi tendenzialmente si evita di produrle a livello industriale. Se si volesse provare questa forma farmaceutica, allora bisogna cercare una erboristeria che sia in grado di fornire le droghe allo stato sfuso e quindi realizzare la miscela che più si ritiene utile allo scopo.

Controindicazioni

Al momento non sono note alcune controindicazioni.

Avvertenze

Chi soffrisse di diabete, o chi prendesse anche solamente medicine ipoglicemizzanti, deve consultare il medico prima dell’uso della bistorta.



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