Rabarbaro

Caratteristiche della pianta

Quando parliamo di rabarbaro ci riferiamo al Rheum officinalis Bail., anche se oggi si sa che esistono una ventina di specie di rabarbaro (Rheum), senza contare gli innumerevoli ibridi, altrettanto diffusi.

Non abbiamo nomi dialettali o regionali, come per tutte le piante esotiche. Lo stesso accade anche negli altri paesi dove lo chiamano rhabarber in Germania, rhubarb in inglese, rhubarbe in Francia e ruibarbo in spagna.

È una erbacea perenne, se non si raccoglie il grosso rizoma, che però può arrivare anche ai due metri di altezza. Questo è caratterizzato dall’essere coperto da una polverina giallastra, da avere un odore caratteristico che sa di fumo e un sapore amaro.

Le foglie basali sono grandi, palminervie e solitamente pentalobate, con i singoli lobi più o meno profondamente incisi. Il colore della pagina superiore è verde pallido, mentre in quella inferiore è grigiastro.

I fiori di colore bianco-verdastro o rossastri, sono peduncolati e raggruppati in grandi pannocchie terminali.

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Coltivazione e origine

È una pianta originatasi in Cina, anche in regioni con particolari climi come Tibet e Mongolia, e qui rimasta isolata per lungo tempo data la storica tendenza di questo paese all’isolazionismo. Quello che si coltiva, raccoglie e lavora nella regione dello Schensei è reputato il migliore al mondo.

Parti utilizzate

La droga del rabarbaro è il rizoma essiccato. Questo procedimento può avvenire o all’aria aperta, e allora si produrrà una qualità più pregiata, oppure in stufe mediante rapida essicazione.

Il rizoma essiccato deve presentarsi in pezzi compatti, secchi, fibrosi e coperti da una caratteristica polvere gialla e dalla forma variabile: da discoidale a cilindrica.

Non sono catalogati come droga vera e propria, ma sono commestibili anche le foglie, i fiori, le gemme e i germogli.

tecniche di raccolta

Pur essendo una pianta perenne, la raccolta del rizoma determina la morte della pianta. Poterla estrarre bisogna armarsi di estirpatori radicali, da usarsi dopo aver scavato una buca attorno alla base della pianta.

Una volta estratto, il rizoma verrà ripulito sia dalla terra che dalle radici secondarie inutili. Dopo di che passa alla lavorazione di fino, nella quale verrà decorticato e infine essicato.


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Proprietà e uso nella storia

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Le prime notizie del rabarbaro risalgono fino al 1700 a.C., provenienti da pergamene dell’imperatore, ovviamente cinese, Sheng-nung. L’isolamento millenario della Cina ha portato il rabarbaro ad essere una pianta pressoché sconosciuta al mondo fino a quando, dalla metà del 1200, con Marco Polo, i traffici commerciali con l’oriente iniziarono ad avere una certa continuità.

Ma è solamente nel 1500 che i medici – botanici europei, e italiani, possono osservare e letteralmente toccare con mano piante di rabarbaro. Ad esse vengono attribuite subito tante attività e applicazione: ovviamente come purgante, ma anche come “mondante” per fegato e milza, come “sana tutte le rotture di coloro che cascano dall’alto ne i precipizi”…, contro la sciatica, i mal di testa, malinconia, vertigini, dolori vari e spasmi.

Come si può notare non avevano ben chiare le idee e questo per il fatto che essendo una pianta per loro nuova, non avevano ancora dati “sperimentali” su pazienti, né notizie provenienti dal suo uso nel passato.

descrizione dei principi attivi

I componenti attivi sono gli antrachinoni, che si trovano sia sotto forma semplice che legati a zuccheri. La loro percentuale media è attorno al 4%, ciò significa che a seconda dell’età della pianta possono variare in concentrazione, che però è sempre compresa tra il 3-5,5 %.

Di questi ne sono stati isolati ben più di una ventina. Quelli più attivi sono sennosidi A – B – C – D. Sinergicamente coadiuvati da altri antrachinoni come la reina e la glucoreina, l’emodina, la palmidina.

Troviamo anche acido crisofanico, acido gallico, catechine, glucoglannina, gallotannini, pectine, zuccheri e amido.


Rabarbaro: Benefici e avvertenze

Lassativo

Il principale impiego del rabarbaro è quello lassativo. La presenza di tanti e potenti antrachinoni fa si che non possa esimersi da questa funzione. La forte azione lassativa esplicata da questa pianta fa si che il suo uso nei casi di stipsi intestinale sia da effettuarsi dietro indicazione medica.

L’azione lassativa comporta nell’intestino un blocco dell’assorbimento dell’acqua, l’effetto purgante, che porta anche ad una perdita di sali minerali, potassio in primis.

Il modus operandi di questa pianta la rende una delle migliori in caso di stipsi da feci dure, o in presenza di ragadi e emorroidi, nonché dopo operazioni retto-anali.

Astringente

In modo inaspettato il rabarbaro, se usato in modeste quantità, risulta avere il potere opposto a quello suo principale, ovvero diviene astringente. Questa caratteristica è data dal fatto che a piccoli dosi i tannini prevalgono sugli antrachinoni. Però non essendoci un limite netto e preciso tra le due azioni, il suo impiego come astringente è stato decisamente abbandonato.

Stomachico

Lo stesso principio dell’azione astringente però si applica per la stimolazione dell’appetito o per una migliore digestione. È questo il principio sul quale si base il famoso e omonimo liquore della Zucca.

Prodotti in commercio

In erboristeria si trova facilmente il rizoma decorticato, essiccato e fatto a pezzetti oppure in polvere per la preparazione di infusi e decotti.

Altrettanto usuali sono gli estratti secchi, da diluire successivamente in acqua o alcool, mentre meno comuni sono gli estratti liquidi, sia acquosi che alcolici.

Praticamente non presenti le compresse e le capsule.

Controindicazioni

È una pianta che non va assunta in caso di gravidanza o di allattamento, se non sotto consiglio e supervisione medica.

Non va assunto per periodi prolungati data la presenza di antrachinoni, che porterebbero a pigrizia intestinale e perdita di sali di potassio.

Avvertenze

Da conservarsi all’ombra, in luogo asciutto e in contenitori ermetici dato che si deteriora con molta facilità e molto velocemente.

L’uso del rabarbaro comporta una colorazione giallastra intensa di urina e sudore, con tracce anche nelle feci.



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