Carrubo - Ceratonia siliqua

Caratteristiche della pianta

Il Carrubo fu battezzato da Linneo Ceratonia siliqua ed inserito nella Famiglia delle Fabaceae, o anche chiamata Leguminosae.

È un imponente albero sempreverde, che può arrivare fino ai 15 metri di altezza. Il fusto presenta delle scanalature e molte ramificazioni, sulle quali si permette di sviluppare una maestosa chioma verde.

Le foglie coriacee del carrubo sono composte paripennate e picciolate. Sul un “rametto”, che è la foglia nel suo insieme, sono collocate da 2 a 5 sezioni, ovvero quelle che ad un occhio inesperto sembrano tante singole foglie. Queste sezioni hanno una forma ovale o rotonde e all'apice sono smussate e intaccate. Il loro margine è intero.

Il fatto di essere una pianta dioica fa si che un singolo individuo porti solamente fiori maschili o fiori femminili. Nelle specie selvatiche può capitare che ci siano entrambi i fiori, ma i due sessi rimangono rigorosamente separati in due strutture diverse.

I fiori sono portati da grappoli ascellari, cresciuti sui rami di ultima formazione. Hanno la caratteristica di essere privi della corolla, quindi senza petali, e di presentare il solo calice con 5 sepali caduchi. Inoltre sono tutt’altro che profumati.

Il frutto è un legume o lomento che contiene semi, chiamati carati. Non è un caso che l’oro puro venga chiamato a 24 carati. Infatti nell’antica Roma si utilizzavano i semi del carrubo per determinare il valore del metallo prezioso. La moneta solidus, di oro puro, pesava esattamente 24 carati, ovvero 24 semi. Definizione che è poi arrivata fino a noi.

La carruba, il frutto indeiscente, diviene di color bruno scuro, quasi nero, a maturazione a fine agosto- settembre. L’epicarpo, cioè lo strato esterno, è di sapore amaro e consistenza legnosa. Internamente invece, il mesocarpo, risulta essere dolciastro e polposo.

Al suo interno troviamo una fila di semi, i carati, ciascuno ordinatamente disposto nel proprio loculo. Sono di consistenza molto dura, ovali, di colore bruno rossiccio e lucidi.

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Origine e coltivazione

La sua origine si perde nei tempi, dato che è un albero conosciuto fin dal tempo dei Fenici, quando lo impiantarono in Sicilia; ma furono i Greci che “invasero” la nostra isola con estesi impianti di questa pianta. Mentre in Spagna, furono gli Arabi gli artefici del trapianto.

Nonostante gli studiosi tendano a collocare il suo luogo di origine nell’Asia Minore, e non tutti sono concordi, oggi si può dire che è un albero tipico della regione del bacino del Mediterraneo, della macchia mediterranea per essere precisi.

Queste zone, dove il clima è umido e caldo, hanno favorito la sua diffusione, tant’è che lo si può trovare senza difficoltà nelle nostre campagne del meridione , Sicilia, Sardegna e Puglia in particolare, mentre con il procedere al nord tende a scomparire.

Lo troviamo in Spagna, Algeria, Tunisia ed Egitto, Turchia e Grecia, quasi senza saltare alcuno Stato bagnato dal Mare Nostrum.

La sua coltivazione avviene o per la bellezza di avere un albero imponente e maestoso, o più raramente per la produzione di carrube. Più spesso si trova allo stato spontaneo.

È una pianta rustica che non richiede particolari cure, se non quando è ancora in fase di crescita, cosa che avviene molto lentamente.

Il terreno può essere arricchito con letame e composti minerali; deve essere posizionato in modo da ricevere direttamente i raggi solari e che sia al riparo da temperature troppo rigide, mai sotto lo zero. Ha bisogno di essere innaffiato quando è in vaso o la pianta è ancora giovane.

Da adulta, una volta adattata al terreno, non ha più bisogno di molte cure. Gli è sufficiente poca acqua, tanto che il terreno deve essere ben drenante in modo da non far ristagnare l’acqua piovana.

Parti utilizzate

I frutti freschi o secchi a secondo del tipo di beneficio che si intende sfruttare.

I semi, nell’industria alimentare.

Tecniche di raccolta

La raccolta delle carrube avviene a mano.


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Proprietà e uso nella storia

Come abbiamo già detto ,in epoca romana, la moneta d'oro solidus, di oro puro, veniva valutata in 24 carati – semi.

Sin dall’epoca romana, le carrube sono state usate come alimento sia per gli animali che dagli indigenti. Se ne ha traccia persino nella Bibbia, Luca 15-16: “Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava”.

Durante le guerre mondiali era comune, per la gente povera, mangiare carrube essiccate e fare pane e caffè dalla sua farina.

Principi attivi

A dispetto della sua amarezza, la carruba è ricca di molti zuccheri come il saccarosio, fruttosio, glucosio, amido e polisaccaridi galatomannani.

Troviamo anche acido butirrico, isobutirrico, benzoico e formico; il glucoside carrubina, pectine, cera, tannini. Mucillagini, vitamine A, B, D.


Carrubo: Benefici e avvertenze

Il frutto fresco è usato come emolliente catarrale, riesce a decongestionare le prima vie aeree rendendo più fluido il muco. Per questa sua azione può entrar a far parte della composizione di sciroppi per la tosse.

Usata fresca, la carruba è anche lassativa, anche se la sua azione catalogabile più come evacuante dolce da azione meccanica. La massa triturata però deve essere miscelata con dello zucchero o del miele a causa della sua acidità poco appetibile.

Se la si lascia essiccare, la carruba cambia radicalmente utilizzo e la sua farina viene usata per una azione antidiarroica, indicata per i disturbi intestinale di persone non al massimo delle loro difese, come i lattanti e gli anziani.

Dall’albume dei semi, invece, si ottiene una gomma gelatinosa, che grazie alla ricchezza di galattomannani in essa contenuti, viene usata dall’industria alimentare. Infatti questi hanno la capacità di addensare. Spesso è usata al posto della gomma adragante.

Il nostro organismo è incapace di scindere e digerire i galatomannani; e se si considera che non hanno praticamente valore nutrizionale, divengono un prodotto d’elite per le industrie di preparati dietetici e ipocalorici.

In liquoristica, mediante fermentazione e successiva distillazione si produce un liquore gradevole, che conserva il sapore originario della carruba.

Spesso destinate all’alimentazione di suini e cavalli.

Prodotti in commercio

Di scarso utilizzo, la carruba non trova molto posto nell’erboristeria commerciale. Si possono trovare delle farine di carruba, ma solamente nelle erboristeria più fornite. Più difficilmente il frutto intero.

In alcuni negozi specializzati si vendono misture in polvere per la produzione di gelatine e gomme a base di farina di carruba.

Controindicazioni e Avvertenze

Evitare di somministrare a donne incinta.



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